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di Daniele Bovi La riforma delle circoscrizioni recentemente approvata dal Comune di Perugia e che ne riduceva il numero da tredici a cinque è nel caos. Un caos circondato da uno scontro politico senza precedenti tra maggioranza, minoranza e ministero dell’Interno che con una nota è intervenuto sulla vicenda. La patata bollente ora è nelle mani del Tar dell’Umbria, chiamato a sbrogliare una intricatissima matassa. Per completezza e chiarezza dei fatti ecco un breve riassunto delle puntate precedenti. Il 9 febbraio scorso il capogruppo Udc in Consiglio, Francesco Calabrese, aveva illustrato in aula una documentazione secondo la quale la Finanziaria prevede, come parametro di riferimento per ridurre il numero delle circoscrizioni, il numero dei residenti "risultanti al momento dell'ultimo censimento nazionale" e non quello (sul quale si basa la riforma proposta dalla giunta Locchi) risultante dai dati attuali dell'anagrafe comunale. Il numero del censimento, per il Comune di Perugia è pari - secondo i documenti presentati da Calabrese - a 149.125 abitanti, inferiore quindi per 875 unità a quello di 150mila, dal quale è partita la nuova regolamentazione per la suddivisione del territorio perugino in cinque circoscrizioni. Alla luce dei criteri illustrati dall'Udc, Perugia dovrebbe avere quattro circoscrizioni e non cinque. Il centrodestra comunale, a quel punto, ha fatto appello direttamente al presidente della repubblica Napolitano e al ministero dell’Interno. E arriviamo ad oggi, anzi a ieri, quando a sparigliare ancora di più le carte arriva una nota del prefetto Laudanna, cioè del governo. Una nota, a quanto apprende Umbrialeft, che dice sostanzialmente questo: la Finanziaria 2008 aveva modificato l’art 17 del decreto legislativo del 18 agosto 2000, n.267, modificando i parametri per l’istituzione delle circoscrizioni comunali stabilendo che la popolazione media delle circoscrizioni deve essere di 30mila abitanti. Posto che il Comune deve ovviamente seguire quanto stabilito, il ministero ha fatto sapere che il parametro da assumere è quello desumibile dall’ultimo censimento ufficiale del 2001. Cioè, mancano quei “maledetti” 875 abitanti. Nella parte finale arriva un’altra bomba, che riguarda le votazioni del 6 e 7 giugno, quando si sarebbero, a questo punto il condizionale è d’obbligo, rinnovare anche gli organismi circoscrizionali. A quanto apprende Umbrialeft nella nota si dice sostanzialmente che se alla data di convocazione dei comizi, cioè non oltre il 45esimo giorno antecedente quello delle votazioni, il Comune non abbia ancora provveduto alla riorganizzazione delle circoscrizioni, si debba votare solo per il sindaco e il Consiglio comunale. Tuttalpiù si potrebbe votare per circoscrizioni dopo l’inizio della consiliatura. Questo dunque quanto scritto nella nota recapitata al Comune qualche giorno fa. Ora la palla passa agli avvocati comunali che hanno messo il tutto nella mani del Tar. Condividi