Un milite ignoto, coraggioso ed eroico, dell'antichità. Gli archeologi hanno ritrovato una epigrafe onoraria della fine del secondo secolo dopo Cristo, riutilizzata per la copertura di un canaletto in epoca alto medioevale, che parla di un legionario di 18 secoli fa, che partecipò al Bellum parthicum in Armenia e in Mesopotamia.

Ne ha parlato la professoressa Matelda Albanese in una conferenza, tenuta nella sala della Biblioteca Jacobilli. L'archeologa ha spiegato che il ritrovamento di Santa Maria in Campis a Foligno restituisce il ricordo di un guerriero folignate che aveva combattuto nella Legio I Auditrix (fondata nell'anno 69 d.C.).

 

L'epigrafe, che purtroppo non è completa, non riporta il nome del personaggio, ma specifica che si era meritato la "corona Vallaris" e la "corona Muralis". Queste importanti onorificenze (in genere in oro) venivano attribuite al soldato che saliva per primo (corona Vallaris), armi in pugno, in faccia al nemico su un bastione nemico o si apriva un varco nell'accampamento nemico o al primo legionario che si attestava su una piazzaforte o sulle mura di una cittadella assediata (corona Muralis, anche questa in oro). Dunque due "medaglie" al valore guadagnate sul campo di battaglia. Il legionario folignate risulta anche essere stato questore e appartenente al collegio dei Fratelli Arvali.

Secondo Matelda Albanese le gesta eroiche del nostro antico concittadino risalgono alla seconda spedizione, quella combattuta tra l'estate del 197 e la primavera del 198 d.C., quando Settimio Severo, poi appellato Parthicus Maximus per il successo ottenuto, guidò l'esercito romano contro i bellicosi nemici di Roma. Gli archeologi sperano di trovare, prima o poi, anche il resto dell'epigrafe per attribuire il nome al coraggioso soldato

Condividi