……“Il lavoro lo faccio completamente io, disegno, bagno la carta da 300 gr., la piego, la faccio asciugare, incollo sul retro della carta assorbente per renderla rigida e infine realizzo un leggerissimo telaio in legno per poterla appendere al muro”: mi scrive così Claudio Carli alcuni giorni fa, per spiegarmi la procedura di questi fogli straordinari.

 Ancor più notevole apparirebbe tale procedura se, procedendo a ritroso nel tempo, ci trovassimo a Madrid, una decina di anni fa (2006) per assistere all’importante mostra performance dell’artista umbro: possiamo dare solo un’immagine, in questa sede, sufficiente a delineare un’idea diversa, lontana, un percorso “altro”: dieci anni fa colore, colore a volontà; qui il rigore del bianco e nero; là il gesto liberato della mano che delinea figure mentali, forme dell’anima, spazi cromatici pieni di umori ed intensità; qui il rigore del carboncino, della matita, il contrasto netto e diretto del bianco del foglio con il nero depositato dalla mano che cerca la verità della natura; cerca, in una certa misura, le vene che sottocutanee danno linfa e definiscono gli andamenti dell’albero, dalle radici fino al Non è il bosco delle fiabe, quello di Carli, né il bosco da attraversare per una prova di iniziazione. È una barriera intricata di rami, foglie, tronchi, quasi a fermare lo sguardo; costruita, si direbbe, a toglierci il cielo.

 Il bosco di Claudio ha una duplice verità: è un bosco reale, tangibile, vicino. Ci assale; e ci chiede non tanto di entrare, ma di coglierne l’interna vitalità: “Verde brillio sopra l’oscuro verde” diceva oltre mezzo secolo fa Juan Ramon Jimenez; ma il verde è stato mangiato dal grigio. Rimane la forza di un contrasto netto, diretto: bianco o nero. Il bosco non perde la sua verità, ma diviene pensiero, trascrizione concettuale di una verità tattile………

……una magia che riesce solo all’arte. Godiamoci il bosco di Claudio; pensiamolo mentalmente come se fosse il “nostro” bosco, visto che ognuno ha un angolo di verde in cuore. E teniamocelo stretto. Quello che Carli ci lascia vivere è una verità poetica; un’assenza.

 Forse è solo un dolce naufragio. Che è già tanto, in tempi come quelli che attraversiamo di inquietudini e incertezze. Con il bosco di Claudio, viviamo la solidità della mente e della memoria. Da gelosamente conservare.

Mauro Corradini

(estratto dal catalogo  la pelle del bosco, Brescia 2015)

Vèrsus,
Palazzo Silvestri, Piazza S.Rufino, Assisi
12 dicembre 2015  - 14 febbraio 2016

 

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