E’ proprio vero, la cultura della prevenzione non fa parte del nostro DNA; qualunque decisione assunta nei vari settori in cui si profilano situazioni di pericolo non tiene conto dell’aspetto  educativo, del prevenire certi fenomeni, ma privilegia l’aspetto della repressione.

Se è pur vero che occorre prendere dei provvedimenti, in caso di atti di violenza,  come, ad esempio, accade in occasione degli incontri di calcio, è, però, altrettanto vero che, vicino ad essi, occorre  inserire un programma che coinvolga non solo la scuola, ma anche la famiglia e i club con l’attivazione di risorse che, ben utilizzate, possono creare quell’ambiente sereno che ciascuno di noi vorrebbe avere quando partecipa ad uno spettacolo. Siamo tutti coscienti che il calcio ha assunto un ruolo di rappresentanza della città, un grande business dove ci si trova di tutto, ma è impellente  ridare ordine alle cose e  non rinunciare a pensare, come una vecchia trasmissione televisiva proponeva, che “non è mai troppo tardi”. Ognuno di noi ha avuto modo di notare che, quando più soggetti si riuniscono per discutere dell’ordine pubblico, fra di loro, non sono mai presenti i Dirigenti Scolastici; questo  perché nessuno ha mai pensato di chiamarli. Non ne faccio una colpa a nessuno, dico, soltanto,  che si pensa solo a reprimere e a non cercare, piano piano, di educare i tifosi, molto spesso studenti degli Istituti superiori . Chiunque commette un reato deve essere punito e non giudicato con benevolenza in funzione del luogo ove il reato è  stato commesso (allo stadio o in altri luoghi: stazione, autogrill etc.). La certezza che “chi sbaglia sarà  punito” può fungere da deterrente, ma, a fianco di ciò,  bisogna inserire un  efficace programma educativo. I club sostenitori vanno foraggiati non con i biglietti gratuiti d’ingresso allo stadio, ma con i corsi di formazione sulle regole del calcio e  sulle norme comportamentali.

 
L’idea per combattere il calcio violento è rappresentata dai biglietti d’ingresso nominativi, dalla tessera del tifoso, da fossati obbligatori “anti invasione” al contrario di chi,  invece,  propone strutture aperte come nei campi inglesi, ove, come l’evidenza dimostra,  il problema della violenza è stato risolto.
 
Con il permanere del sistema attuale, per garantire l’ordine e la sicurezza in ogni partita, non sarà sufficiente  un esercito di uomini, occorre , piuttosto,  iniziare a  guardarsi intorno e adottare soluzioni alternative basate su procedure educative. Quanto sopra per dare anche al derby che ci si appresta a giocare  quell'aria di festa e di partecipazione e non di chiusura di uno spiegamento di forza pubblica inspiegabile. Uno striscione dei tifosi perugini, nel precedente campionato, allo stadio Renato Curi, riportava la frase "...ridateci il derby" senza blindature nell'intento di far vivere questa giornata di sport, fatto anche degli sfottò che coinvolgono entrambe le tifoserie, nel piacere di assistere ad una prova gagliarda da parte di entrambe le squadre. L'errore del passato di far partire i pullman dei tifosi in un orario tale da farli arrivare appena in tempo del fischio d'inizio, non può che inasprire gli animi e predisporre malamente gli spettatori verso quello spettacolo colorito che il derby presenta. Certo, mentre ci si avvia verso un percorso culturale nuovo, sia ben chiaro che  chiunque sbagli o sballi, paghi, giustamente, sottoponendosi all'azione repressiva prevista dalle leggi vigenti.  Lo sport è un'altra cosa...

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