Calici di stelle a Ficulle. Coppe d’argilla con l’eccellenza del vino
Argilla e vino, l’origine e il risultato. O, se vogliamo, due modi di manifestare il medesimo calore della terra. Non a parole, ma con l’ausilio di coppe d’argilla appositamente realizzate per l’evento, simili a quelle degli etruschi che un tempo abitarono queste valli.
Tutto questo la sera di domenica 9 agosto a Ficulle - patria di grandi vini e dell’antica arte del vasellame “ad usum populi” - per la prima di “Calici di stelle”, la tradizionale kermesse promossa dal Movimento Turismo del Vino e Città del Vino. L’appuntamento è alla “Rocca”, la torre residua di una grande fortezza un tempo a guardia della valle del Chiani e del Paglia, oggi trasformata in un luogo per conoscere intimamente questa “terra felice”, che custodisce, senza esserne gelosa, grandi vini, primizie dell’arte norcina, la carne chianina, i prodotti degli orti, i tartufi e pregiate colture di zafferano.
Dalle ore 19, proprio sul punto più alto del borgo medievale, avrà inizio questa esperienza che si preannunzia memorabile: vini del Castello della Sala dei Marchesi Antinori, Tenuta Vitalonga, Cirulli e A.Ludovici. Quattro cantine del territorio di Ficulle che raccontano in modi differenti i sussurri della terra: ora l’eleganza dei sedimenti pliocenici e i resti degli antichi mari; ora le poderose argille del Clanis e i sorprendenti sussulti dei calanchi…
Ad affiancare i campioni delle vigne, il celeberrimo “Groppone di Ficulle”, il tartufo nero delle colline boscate, la nocella, i prodotti dei forni. Al convivio non mancheranno né “i ragionamenti” né la musica. I primi serviranno raccontare, in forma leggera, la storia del “Consiglio da farsi per le vendemmie” e dello Statuto di Ficulle del 1534 che disciplinava tempi e modi della raccolta delle uve. Un modo per mostrare quanti secoli possano risuonare dentro il vino di queste terre.
La splendida voce di Francesca Bruni, impegnata con il suo gruppo nell’esecuzione di brani d’opera, salderà, nuovamente, l’intimità antichissima fra vino e la musica. Un rito all’insegna dell’eleganza e dell’amicizia, sul filo di un canto e di quello che Brillat-Savarin definiva il “piacere che conosce”.
Sarà una notte con fremiti di vita antica e nuova, calda e appassionata.

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