In tempi di "scontri tra civiltà " evocati e praticati  non avremmo bisogno di altre crociate. Bensì occorrerebbe rinsaldare la coesione sociale facendo si che tutti possano sentirsi cittadini a pieno titolo, più sicuri e sereni per se e per le persone care, per l'oggi e per il futuro.

Quello slogan che campeggiava nelle immagini televisive dal Circo Massimo sabato scorso, "Giù le mani dalla famiglia" dava e da invece  la misura di quanto sul tema del riconoscimento delle unioni civili il confronto rimanga uno scontro, senza entrare nel merito della questione, alimentato da pregiudizi, da spettri, da paure che non hanno a che fare con la realtà quotidiana delle persone. É davvero difficile comprendere in che misura il ddl Cirinnà possa recare danno alla famiglia "naturale". Quel testo, già frutto di una mediazione, è attento addirittura a " non urtare sensibilità diverse" anche chiamando le unioni civili omosessuali "specifiche formazioni sociali".  Non toglie qualcosa a qualcuno, ma riconosce diritti e tutele a chi da sempre subisce l'ingiustizia e la ferita di non averne a parità di dedizione e di sentimenti. Si tratta di dare certezza e dignità ad affetti, a legami di coppia che anche quando sono tra persone dello stesso sesso non perdono il loro valore, non solo interpersonale ma anche sociale, in quanto formazione sociale fondata sul mutuo aiuto, la libera condivisione di un progetto di vita in comune, sulla base di sentimenti di amore. Anzi, a maggior ragione, proprio la presenza di tali sentimenti, che vanno oltre materialità, richiede una tutela e un riconscimento da parte dello Stato verso i diritti e doveri dei partner, reciproci e verso altri. Nessuna minaccia per la cosiddetta famiglia naturale, dunque, che rimane intatta,  che non perde nulla. Anzi, ci guadagna in quanto ancor più scelta autentica e non forzata per chi vuole avere una famiglia, che sia vera. E per esserlo una famiglia deve costituire il luogo in cui accogliere ed essere accolti, in cui ricevere e dare cura, in cui non reprimere ma esaltare la propria natura, il proprio sentire. 
Va sgomberato il campo da informazioni sbagliate sui contenuti del ddl Cirinnà. La cosiddetta "maternità surrogata" non é prevista né riconosciuta nel ddl. Il tema andrà affrontato altrove, considerando anche che, come ci dicono i dati, in Italia riguarda quasi esclusivamente le famiglie " naturali", ovvero coppie eterosessuali che vi ricorrono non potendo avere figli diversamente. É prevista invece nel ddl l'adozione co-parentale del figlio biologico convivente di uno dei due partner da parte dell'altro (espressione meno d'effetto dell'inglese step child adoption ma decisamente chiarificatrice). Si tratta di estendere ai figli che vivono con genitori in coppie omosessuali un istituto già previsto nell' ordinamento. É una misura indispensabile per tutelare il minore, assicurando certezza e continuitá affettiva e diritti parentali e patrimoniali, riconoscendo legami e convivenze già esistenti. 
Il tutto non automaticamente ma con una procedura di valutazione articolata e complessa del tribunale di minori, come avviene giá per le adozioni.
Per queste ragioni mi auguro vivamente che la discussione e la votazione al Senato, come la libertá di coscienza si esercitino riflettendo nel merito e senza spettri, o peggio strumentalizzazioni per segnare le etichette. Mi auguro anche che diventi piena la consapevolezza che ciò e chi  minaccia e indebolisce la famiglia (naturale e non) sono le politiche e chi in questi anni e nel passato non si é battuto per creare più lavoro dignitoso per donne e uomini, per conciliare i tempi di lavoro e delle responsabilitá familiari, per gli asilo nido per tutti, per una scuola pubblica di qualità, universale e inclusiva, per un sistema fiscale equo e amico delle famiglie, per il sostegno all' autonomia e alla cura delle persone disabili e non autosufficienti, e così via. 
La cronaca da tempo e di questi giorni ce lo ricorda drammaticamente. 
Non certo é ddl Cirinnà che diventa legge é la minaccia.
Spero che si apra, magari anche da questa occasione, una stagione di confronto che ci veda progredire verso una nuova coesione sociale fondata sull' ampliamento dei diritti e dell' inclusione sociale. Dall' Umbria possiamo dare un contributo, rilanciando il sistema di inclusione e promozione di cittadinanza, un nuovo sviluppo. A partire anche dalla approvazione non solo del ddl regionale contro le discriminazioni omofobe, ma innanzitutto da ddl sulle politiche di genere per l'ambizioso obiettivo di costruire una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne, basilare per il progresso sociale effettivo e un nuovo ben-essere diffuso.

Rita Zampolini,  
Sinistradem-Campo Aperto Umbria

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