Dopo parecchio tempo si torna a parlare di una possibile riforma del catasto, da tempo richiesta dall’Europa. Uno studio del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL ha messo in luce gli effetti che si potrebbero determinare - se le ipotesi attualmente allo studio si dovessero confermare - sulle rendite catastali, sull’IMU relativa alle seconde case, e sulle agevolazioni previste in materia di ISEE. La filosofia sottesa alla riforma dovrebbe rivalutare la superficie in metri quadrati, destinata a superare il criterio dei vani catastali, con un valore reddituale che tenga maggiormente in considerazione i valori effettivi di mercato delle unità immobiliari.

Dall’elaborazione emergerebbe un consistente aumento delle rendite catastali che in media passerebbero, a livello nazionale, a 523 euro come media di valore degli immobili classati in categoria A/2 (abitazioni di tipo civile) ed A/3 (abitazioni di tipo economico). Chiaramente l’impatto sulle rendite catastali rivalutate ai fini IMU salirebbe a sua volta significativamente: sempre con riferimento al dato nazionale si salirebbe ad un valore pari a 200.600 euro rispetto agli attuali 87.864 euro, il che equivale, in termini percentuali, ad un incremento del + 128,3%. Se volessimo tradurre questo incremento in una simulazione del costo annuale IMU per le seconde case si passerebbe dagli attuali 896 euro medi a 2.046 euro con una differenza in valore assoluto equivalente ad un aumento di 1.150 euro per unità abitativa, corrispondente appunto ad un incremento in termini di imposta versata, che vale oltre il doppio.

Ma non finisce qui, poiché si determinerebbe un effetto trascinamento sul valore computato ai fini ISEE per la prima casa che passerebbe, come media italiana, a ben 98.733 euro rispetto agli attuali 23.576 euro, un balzo che vale la cifra stratosferica di ben 75.157 euro di incremento di valore, che percentualmente vale + 318,8%.

Come si rifletterebbe questa riforma in Umbria? Lo studio UIL ha preso in considerazione i 21 capoluoghi di regione e di province autonome italiane e quindi possiamo verificare l’impatto a Perugia. Secondo i dati dell’osservatorio del mercato immobiliare, riferiti ad un appartamento tipo ubicato nel capoluogo regionale, in zona semi-centrale, il valore di mercato delle abitazioni di tipo civile è compreso in una forchetta di 1.150- 1.600 euro/mq, mentre per quelle di tipo economico si oscilla fra 900-1.300 euro mq., determinando un valore medio di mercato, utilizzato nell’elaborato UIL, che corrisponde a 1.238 euro al mq., valore comunque inferiore ai 1.700 euro/mq della media nazionale.

La media di valore catastale che si raggiungerebbe in base alle ipotesi di riforma salirebbe a 476 euro (555 euro per categoria A/2 e 397 euro per categoria A/3), con un nuovo valore catastale ai fini IMU di 149.798 euro, per un immobile stimato con superficie di 121 mq e di 5,9 vani. In questo caso l’incremento percentuale si fermerebbe, si fa per dire, a un +87,3%.

Per quanto riguarda l’IMU sulle seconde case il totale lieviterebbe dagli attuali 848 euro annui a ben 1.588 euro, con una differenza assoluta di + 740, circa l’87,3% in percentuale. Ancora più marcato sarebbe l’impatto sul valore assunto ai fini ISEE dell’abitazione principale, che determinerebbe un incremento vertiginoso pari a + 254,2%, dagli attuali 18.312 euro ai futuri 64.865 euro, con una differenza assoluta di 46.553 euro.

Secondo una valutazione di Luciano Marini, del CAF UIL dell’Umbria, “l’incremento atteso dalla riforma del catasto sulla base delle ipotesi in fase di studio comporterebbe un aumento inaccettabile della pressione fiscale sugli immobili ed il rischio di perdita di agevolazioni fiscali connesse allo strumento dell’ISEE. La riforma fiscale dovrà evitare assolutamente incrementi di gettito, avendo a riferimento, aggiustamenti finalizzati a rendere più equo il prelievo fiscale sul mattone”.

“La riforma – aggiunge Gino Venturi, Segretario Regionale UIL Umbria – è attesa da più di 30 anni ed è certo necessaria la revisione dei valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al reale valore degli immobili. Si dovranno comunque evitare stangate ed inasprimenti fiscali, soprattutto verso i più deboli”.

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