Altra tappa nell'economico viaggio alla ricerca dell'Ovvio

Giampaolo Ceci

A prescindere da valutazioni legate alla psicologia o alla sociologia, il “lavoro” si può ridurre ad una delle tipologie di “scambio”: io ti fornisco una prestazione, una mia abilità o un sapere e tu mi dai come corrispettivo del denaro o un’altra utilità.

In questo scenario riduttivo cercare “lavoro” in pratica significa cercare qualcuno per potergli proporre i nostri servigi.

Un esempio mi consentirà di spiegare meglio il ragionamento che sto per fare.

Immaginiamo di essere dei camerieri. Per ottenere un lavoro dobbiamo cercare chi gestisce un bar o un ristorante e ha bisogno di uno con le nostre conoscenze/abilità!

Chi volesse aiutare la categoria dei camerieri a trovare un lavoro si troverebbe di fronte ad un’alternativa: dare dei sussidi direttamente ai singoli camerieri per aiutarli a campare fintanto che non trovino un lavoro o erogare gli stessi sussidi ai gestori di bar e ristoranti perché i camerieri costino meno?

La decisione è strategica perché a parità di sussidio, non si producono le stesse conseguenze.

Il primo modo di ragionare è la politica scelta dall’attuale governo che si riassume: abbassare il costo del lavoro.

In passato la politica era un’altra: finanziare gli imprenditori (quelli grandi era meglio) per consentire di attivare grandi investimenti.

I poli siderurgici in Italia sono nati con questa logica: grandi investimenti pubblici ai privati perché si creassero le condizioni di produrre lavoro per le popolazioni locali.

Ma al sud più subdolamente si è attivata anche la seconda modalità d’intervento: lo testimoniano le migliaia di assunzioni di forestali e dipendenti pubblici che, in effetti, non servivano. Indirettamente si è proceduto anche a dare sussidi direttamente ai disoccupati perché tirassero a campare.

A conti fatti, la seconda modalità, non solo è risultata più efficace, ma è divenuta prassi dilagante.

Continuiamo nell’esempio per riprendere le fila del ragionamento che ci consenta di giungere a delle conclusioni.

Se l’imprenditore aprisse il bar col sussidio ricevuto, non è mica certo che potrà assumere un cameriere perché è necessaria anche un’altra e più importante condizione, che spesso si trascura: è necessario che ci siano i clienti!

Ecco come si chiude il ciclo economico. Il cameriere sarà assunto, sia che si diano sussidi all’imprenditore per aprire il bar, ma anche se lo stato fornisce sussidi ai clienti (consumatori) per acquistare una consumazione.

In entrambi i casi, il ciclo economico si chiude e si ottengono posti di lavoro, seppure con interventi diametralmente opposte!

Quindi, da un punto di vista macroeconomico, I CLIENTI (consumatori) HANNO LA STESSA IMPORTANZA DEGLI INVESTITORI: (Senza investitori i clienti non hanno nulla da comprare, senza clienti gli investitori non sanno a chi vendere!).

Un’economia “gira” solo se il CICLO ECONOMICO si chiude, certo non basta bisognerebbe anche favorire LA VELOCITA’ degli scambi che esalta esponenzialmente la crescita (le politiche finalizzate a favorire la velocità degli scambi, ne parleremo in altra occasione, … se il direttore di questo sito riterrà di ospitarmi).

Ecco perché in meridione togliere i privilegi ai forestali e agli altri “parassiti” sarebbe una iattura economica per tutti.

Ridurre i salari o licenziare i forestali toglierebbe le risorse a chi produce i prodotti che i ”forestali” comprano. L’economia locale inevitabilmente ne risentirebbe con conseguenze sociali ancor peggiori dei “risparmi” ottenuti.

Ma non ne soffrirebbe solo l’economia locale, perché ne soffrirebbero anche le economie del nord, molte delle quali riescono a sopravvivere solo grazie agli acquisti dei ”terroni”.

In quest’ottica è riduttivo affermare che per la crescita bisogna dare sostegno alle imprese o diminuire le tasse (a meno che non si parli di grandi imprese specializzate nella produzione di beni particolari riservati a pochi o strategici, per le quali non resta allo Stato che diventare esso stesso il cliente di queste aziende), perché in alternativa, per la generalità delle imprese che producono beni di massa, si potrebbe anche agire favorendo i consumi di chi acquista (purché non si acquistino prodotti esteri).

Ma … allora il reddito di cittadinanza o l’aumento delle pensioni minime non sono inutili sprechi che appesantiscono la bilancia dei pagamenti, ma addirittura assumono la dignita di una strategia efficace di sviluppo, oltre che di sostegno alla povertà.

Condividi