E così anche quest'anno Perugia non ce l'ha fatta a battere il record dei pigiama. Pazienza ci riproveremo il prossimo anno. Intanto però alcune considerazioni sul significato di manifestazioni come questa si possono fare. A me pare che la politica culturale e ricreativa del Comune verso i suoi cittadini sia quella di offrirgli divertimenti, ecco allora che si pensa al record dei pigiami, ai concerti da stadio, alle sfilate in costume e chi ne ha più ne metta. La finalità è sempre la stessa trovare il modo che, da quelle che considerano periferie, molte persone salgano verso il cuore del cosiddetto centro storico.

Che lo faccia possibilmente tanta gente da riempire corso Vannucci, così per il principio dei vasi comunicanti trasborderà a consumare anche verso piazza Danti, piazza Matteotti e zone limitrofe. Perché il motore che muove queste scelte non è la cultura e/o il far star bene le persone con se stesse e tra di loro, ma che consumino. Arrivare al centro del centro, essere in tanti e consumare. Logica del divertimentificio che a volte funziona ed altre no, di chi non pensa di aver a che fare con persone adulte, mature e riflessive, ma con perenni bambini per i quali trovare il ninnolo giusto.

Con il risultato che poi le persone più giovani scelgono per le loro distrazioni e la loro quotidianità serale altri luoghi ed altri modi dello stare insieme. E così si ritrovano nel piccolo quartiere latino di Perugia che è diventato la parte bassa di Corso Garibaldi, intorno al cinema PostModernissimo con i suoi “bistrot”, in Borgo XX Giugno, all'Edicola 518 di sant'Ercolano angolo della creatività e della cultura, mentre quelli ancor più giovani si vedono il pomeriggio nella nuova piazza di Monteluce. C'è poi chi preferisce altri centri della città, al Gingillo di san Marco o a Pian di Massiano da Menchetti per esempio.

Lasciando politici, amministratori, giornalisti a chiedersi cosa bisogna fare per far vivere il centro quando semplicemente i giovani si ritrovano in luoghi lontani dagli sguardi degli anziani o dei giovani nati vecchi e da ciò che questi vorrebbero che facessero. Forse, involontariamente consapevoli di quanto scrisse Alain Touraine che il centro è “la presenza materiale, apparentemente nel mezzo della società, ma in realtà al di sopra di essa […] Luogo del dominio e non più quello dell'apertura di possibilità e di innovazioni”.

Vanni Capoccia

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