PERUGIA - Considerazioni da “provincia” non da “capitale” alla conferenza stampa della Fondazione “Perugia 2019”, almeno a quanto riportato dalla stampa, sulle preferenze andate a Matera rispetto ai meriti di Perugia. Lo stantio assioma del “favore al sud” non regge, almeno non per Matera e non in questo caso, se si esaminano i percorsi delle due città per correre alla conquista del titolo di capitale: parliamo di Perugia e Matera. E' un offesa ai 13 commissari, sei dei quali italiani, se avessero considerato, nel giudizio, la latitudine della città. “Verdetto annunciato”? Sì, ma decine di anni, passo dopo passo o film dopo film se si considera Matera e la “Basilicata un immenso set cinematografico a cielo aperto che piace ai cinesi, agli americani, agli europei, agli italiani”.

Lì hanno “girato” Pasolini, Risi, Lizzani, Tornatore, Argentero, Lodovini, Gibson, i fratelli Taviani fino alle ultime produzioni del nuovo film biblico americano “Christ the Lord”, del cinese “Let's Get Married” programmato in tremila sale cinematografiche della Repubblica Popolare, per non parlare di due film in concorso al festival internazionale del cinema di Roma. Anche il Messico ha scelto la Basilicata...marina e non...sassosa per una produzione televisiva. Non a caso forse sarà Matera a ospitare il set di un rifacimento del colossale “Ben Hur”. Tutto merito di Matera, della Basilicata e di un certo Paride Leporace, direttore della Lucana film Commission.

Perugia e l'Umbria può mettere in campo il set di “Don Matteo” e molti servizi di telegiornali che parlano di altri set e di capitale di altre “culture”. Poi si affida a un “grande fotografo” di raccontare Perugia e l'Umbria ed esponiamo le foto a Perugia e non a Tokio, Mosca, New York, Londra, Parigi, Dubai, Atene, Pechino.

Ma per tornare alla “capitale della cultura 2019”, è apparso sui giornali che il direttore artistico di Matera 2019 è stato scelto con una attenta selezione tra 80 candidati. E guarda caso è un giovane che è cresciuto e ha studiato per 10 anni ad Assisi, dove vivono ancora genitori e sorella, ma che produce un curriculum internazionale di tutto rispetto.

Si è detto dell'errato e tardivo coinvolgimento della popolazione e di certe fasce “culturali e storiche”.  E' certamente così. Se pensiamo alla storia, alla cultura, alla civiltà degli Etruschi su cui è nata la città di Perugia, emerge che più volte proposti e sollecitati a inserire nel programma del progetto della Fondazione si è avuta sempre (dai politici dagli operatori culturali) una risposta di questo tenore: “sì, va beh! Ma non è questa la cultura che viene considerata, bisogna pensare alla cultura di domani, a quella dei giovani....” e così via. Tanto è che il coinvolgimento di manifestazioni storiche come la Quintana di Foligno, il Calendimaggio di Assisi, il Mercato delle Gaite di Bevagna, gli Etruschi di “Velimna” della Pro Ponte di Ponte San Giovanni, gli sbandieratori e i balestrieri di Gubbio sono state invitate soltanto 7/8 giorni prima dell'arrivo dei Commissari a un “incontro”, tra l'altro fuggitivo, sul Ponte Vecchio a Ponte San Giovanni, mai annunciato dai comunicati stampa della Fondazione che invece, sempre in relazione a Ponte San Giovanni, annunciava “l'incontro con gli abitanti del quartiere (Ponte San Giovanni è un paese o al massimo una frazione di Perugia n.d.r.) interessato dal progetto social housing (ater) e con i ragazzi del Laboratorio dei Loggi”, questi ultimi sconosciuti a Ponte San Giovanni e “laboratorio” di che?

Accettiamo con dignità la scelta fatta da Commissari, prima ritenuti esperti, e magari riesaminiamo i progetti e facciamoli conoscere anche ai 202 partner della Fondazione, sbandierati a destra e a manca in Umbria senza pensare a sbandierare in Italia, in Europa, in America, in Asia e in Africa la vera cultura di una città che già al tempo degli Etruschi era capitale.

 

gino goti

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