di Nicola Preiti

Il confronto nel PD dell’Umbria si deve rimettere nei binari della buona politica.  Bisogna chiudere urgentemente  questa pagina buia alla quale con sconcerto iscritti ed elettori siamo costretti ad assistere. Così si indebolisce e si disorienta il partito, si compromette la sua azione politica e si tradisce il mandato elettorale. E non c’è appello che tenga a dispetto dei fatti.

All’interno di un partito, dove tutte le sensibilità concorrono (chi più chi meno) alla sua forza e alla affermazione di valori e progetti condivisi, la lotta politica può essere aspra, ma il terreno dello sviluppo dialettico è nelle idee, nelle proposte, nei progetti. E sempre orientata al rafforzamento del partito nell'interesse dell'Umbria.

Cercare di delegittimare, con insulti e denigrazioni una parte fondamentale dello stesso partito di cui si è parte, e da ruoli di assoluta responsabilità, oltre che ingiusto è autolesionistico.

Con mia grande meraviglia e dispiacere, devo constatare che Attilio Solinas , nell’ansia di sostenere il segretario, si sia lasciato andare ad una interpretazione radicale di questi atteggiamenti denigratori verso una parte del partito.

Non so cosa lo spinga, visto che è pure della minoranza PD, ma non ritengo che sia questo il suo mandato e mi permetto di osservare che così può solo compromettere la sua progettualità politica.

Ricordo che nel suo passato incarico di responsabile regionale del dipartimento  sanità del PD, a cui ho partecipato, si è sempre lamentato di non aver trovato ascolto nel partito e soprattutto nella vecchia Giunta. Ad esempio, le proposte del dipartimento  non sono state tenute nella minima considerazione quando è stata varata la riforma sanitaria e i protocolli d’intesa con l’Università.          

Solinas adesso non può fare lo stesso errore metodologico e criminalizzare il dissenso e perfino le opinioni. Ora svolge un ruolo importante come consigliere e Presidente della commissione sanità, ed ha la possibilità di incidere e schierarsi sul merito delle questioni  e non contro una parte o l’altra del suo partito. Ad esempio, avrà visto la classifica dei LEA dove l’Umbria ha raggiunto la “vetta” del 10 posto. Eravamo al 3 solo nel 2011.

Continuiamo così, nel declino o vogliamo cambiare radicalmente? Ecco un bel tema di discussione politica di merito. Su questo vorremmo conoscere la posizione di Solinas: si schiera per il cambiamento o per la conservazione? 

Capisco che l’attività politica, se si vuole entrare nei problemi in maniera incisiva, possa significare trascurare un po’ la propria professione e frequentare  di più i palazzi della politica e meno gli edifici degli ospedali. Ma è questo l’impegno che mi pare si sia preso.

Non si possono semplificare i problemi soltanto sostenendo l’insostenibile e vacuo appello del Segretario Leonelli. Esso si colloca a pieno titolo (purtroppo) nel solco della vecchia politica astratta e autoreferente che lascia deteriorare  i problemi. Come si può vedere nel gravissimo caso Gesenu. Che peraltro non si può considerare politicamente chiuso con la patetica risoluzione della direzione regionale e il suo 'politichese estremo'.

 I vecchi schemi sono lì, nell’appello: si cerca di evadere ill confronto sui vari temi tirando la palla nella tribuna delle “correnti”. Si criminalizzano le persone per cancellare quello che dicono.   Si evita la fatica di discutere opinioni diverse affibbiandogli il timbro della “cordata”. E senza peraltro darne coerente esempio.

Le “correnti” evidentemente sono come le “raccomandazioni” : danno fastidio a tutti. Ma SOLO quelle degli altri.   

La nuova politica è quella che crea nel partito le condizioni per un confronto franco e trasparente, dove sono le idee migliori e il bene comune a prevalere. Dove alle critiche non si risponde con la fatwa. Il segretario Leonelli, invece di invitare gli altri a bagnarsi inutilmente,  ha la responsabilità di promuovere un partito dove non piove. Dove non  c’è bisogno di ombrelli per non bagnarsi.  Se ce la fa siamo tutti contenti, ma deve urgentemente cambiare verso.

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