Di Associazione Piano Terra

Ci ha fatto male leggere gli articoli pubblicati dalla stampa locale sul sedicente tunisino pericoloso. Noi, lo conosciamo come Sabr, è stato un volontario e socio della Bottega del commercio equo e solidale Piano Terra, ed è un nostro amico che abbiamo conosciuto come una persona onesta, operosa, gentile, generosa. Una persona, dunque, che ha commesso un errore per il quale ha scontato la giusta pena, ma che ha anche molte qualità esageratamente coperte da una macchia che lo disegna ancora come persona pericolosa...Sabr ha fatto e donato molto, con piccoli gesti, ad una città spenta, senza spirito, senza un'anima, perduta, che ha bisogno di raccontare il presente solo guardando in superficie, senza il coraggio di spingersi oltre, scoprire i lati nascosti, svelare i lati più oscuri.

Lo Stato ha speso molto per fare di Sabr un cittadino migliore, per permettergli di recuperare agli errori del passato e spendersi per se e per gli altri. Un merito che andrebbe riconosciuto anche all'Istituto Carcerario di Orvieto e a tutto il personale che ha lavorato e lavora ogni giorno per questo. Lo Stato però ha fin troppe contraddizioni. Proprio quando aveva raggiunto il suo obiettivo, recuperare e reintegrare un detenuto, lo ha preso ed allontanato, abbandonato, condannato ancora una volta; costretto a tornare da dove era venuto per emanciparsi dal bisogno, dalla povertà, da quel mondo verso il quale cinicamente ed egoisticamente vorremmo chiudere ogni porta, che è come chiudere noi stessi.

Quella di Sabr è una vicenda che noi non derubricheremo a mero fatto di cronaca da raccontare spicciamente sui giornali, ma come un’altra sconfitta dello Stato che si distacca ancora una volta dai propri valori ispiratori. 

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