“Criminalità e illegalità, da dove deriva la grande questione della sicurezza, sono temi particolarmente complessi, che andrebbero indagati oltre l’emergenza che ci troviamo ad affrontare”. Così l’assessore alla mobilità, vigilanza e personale del Comune di Perugia, Roberto Ciccone, il quale non si tira indietro rispetto alle vicende che hanno ferito la città e fatto crescere il livello d’attenzione sul centro storico perugino.
È indubbio assessore che siamo di fronte a un fatto di un’eccezionalità che ha preso molti alla sprovvista. Cosa ne pensa?
L’accoltellamento del giovane marocchino è un fatto eccezionale che però rientra nella normalità di una situazione che la città vive ormai da tempo.
Si spieghi.
È semplice, non si diventa capitale dello spaccio nelle cronache e nei fatti, in un solo giorno, ma le radici del fenomeno vanno ricercate in un lasso di tempo sicuramente superiore.
Non saprei rintracciare un punto temporale di partenza vero e proprio del fenomeno, ma esistono alcune tappe fondamentali tra le quali la ricostruzione post terremoto, dopo la quale abbiamo assistito a un incremento, come dimostrato da varie relazioni degli organi di Stato, della presenza di criminalità organizzata che nel tempo ha diversificato nella nostra regione i suoi interessi.
Nulla di nuovo, il fenomeno più volte citato nelle cronache e relazionato anche da una commissione regionale ad hoc…
Che il partito che io rappresento nella giunta perugina ha chiesto a gran voce. Vede l’infiltrazione mafiosa in Umbria è dimostrata da documenti della Commissione nazionale antimafia che risalgono oramai a più di sei anni fa, e dalle dichiarazioni fatte dai giudici in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Ma c’è un ma…
Lo dica.
Che la politica ha spesso sottovalutato la grandezza del fenomeno: solo pochi mesi fa a Ponte San Giovanni un cantiere è stato messo sotto sequestro. Anche la legge regionale che ha permesso a centinaia di cittadini di rendere abitabili cantine e fondi ha sviluppato un sistema, soprattutto nel centro cittadino, di affitti più o meno regolari sui quali dovremmo indagare.
E cosa c’entra questo con i fatti avvenuti a Perugia?
Se pensiamo che la guerra tra bande per il controllo del mercato della droga non sia legato alla presenza di un sistema mafioso che prova a ramificarsi nella nostra regione,sottovalutando anche i rischi sociali che ciò comporta, significa chiudere gli occhi su un fenomeno che non riguarda solo la nostra città, ma tutta la regione.
Quindi lei chiama in causa il livello regionale?
Certamente. Perugia è il capoluogo, la città più grande dell’Umbria che, in una situazione di crisi, andrebbe aiutata e sostenuta più di altre, a rischio di sembrare troppo campanilista. In questi anni Perugia ha pagato un caro prezzo a la crisi economica: Siamo il comune che ha pagato maggiormente i tagli ai trasporti pubblici, alla cultura, al sociale, alcune scelte hanno influito non poco ad aumentare il senso di insicurezza dei cittadini. Oggi dico: aiutiamo il Sindaco. Senza un intervento serio della politica che comporti un piano casa per riportare famiglie e giovani coppie nel centro della città, senza incentivi al piccolo commercio e artigianato, senza un piano regionale per il lavoro, senza maggiori risorse per i servizi, ci rimarranno solo i furgoni della polizia.
Che per molti sono già un progresso.
Ma che non risolvono l’abbandono dell’acropoli. Inoltre non vorrei che il Ministro Cancellieri abbia preso a esempio il suo predecessore. Ci serve personale in grado di fare indagini, di sgominare bande organizzate. Questo lavoro è mancato e se c’è una cosa che l’accoltellamento in centro storico ha fatto definitivamente crollare sono gli alibi che alcuni organi dello stato hanno per anni sventolato per mascherare i loro limiti.
Non le sembra di essere troppo duro con la polizia?
No, ma se vuole lo sarò altrettanto con la magistratura: zero trasparenza, oltre che a una tecnologia vetusta. Se prova a ricercare qualche sentenza riguardante processi a carico di spacciatori, malavitosi, trafficanti vari, non troverà nulla. Ai cittadini, ma anche a me che oltre a essere cittadino sono un amministratore della città, bisogna comunicare tutto: non chiedo solo certezza delle pene, che sono pesanti per chi si macchia di reati di spaccio, chiedo la certezza e la verificabilità che la macchina della giustizia funzioni, che i processi vengano fatti e le sentenze rese pubbliche a tutti.
Si, ma in tutto ciò il Comune non ha obblighi?
Ne abbiamo tanti: sono necessari interventi straordinari per garantire da un lato una maggiore presenza delle forze dell’ordine e per questo continuo a dire “bene il Sindaco” , ma è anche urgente attivarci per ridefinire un’idea di città che si riappropri della sua identità originaria. L’accoglienza, la solidarietà sono valori che per decenni hanno identificato Perugia e che non possiamo abbandonare, ma che con la cultura dobbiamo rilanciare. Inoltre credo sia necessario un nuovo piano per il commercio per il centro: andrà costruito attraverso la messa in campo di risorse che rilancino il piccolo commercio e l’artigianato, diversificando le zone e stimolando con aiuti la nascita di nuove attività, naturalmente accompagnato da un piano casa.
Grazie assessore. In conclusione però manca un pezzo. I vigili?
I vigili hanno un ruolo ben definito, cioè l’obbligo istituzionale del controllo e della conoscenza del territorio, di verificare l’abusivismo abitativo, del commercio, la regolarità dei cantieri edili, oltre che naturalmente il controllo delle strade e tutto ciò questo comporta. È su questi assi che vedo l’intervento dei vigili urbani da rafforzare e non certo per gestire l’ordine pubblico, che compete ad altri. Incentivare il loro ruolo in città, trovando nuove risorse, cosa che stiamo facendo, è il nostro obbiettivo, oltre che un maggiore coordinamento tra tutte le forze di polizia.

 

 

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