Sono diventato nonno da poco più di un anno e questo ha portato mia moglie, me e i consuoceri a fare con gioia i “bambinai” di nostro nipote, anche per consentire ai suoi genitori di vivere e darsi da fare per lui.

Ed ogni volta che mio nipote è a casa nostra mia figlia telefona, dispensa consigli, vuol sapere. Chiede soprattutto cos'ha mangiato e dice cosa dargli da mangiare. Questo non perché non si fidi o abbia dimenticato le capacità materne di sua madre. Lo fa perché ne ha bisogno. Serve a lei ed a suo figlio, sente che così facendo è più saldo il loro legame.

Un legame tutto particolare quello tra madre e figlio/a (Winnicot lo chiama diade) che fa di loro una specie di unica cellula con due nuclei. Un legame indispensabile, della cui importanza sono diventati così consapevoli i babbi che fanno di tutto per diventare “mammi”.

Un rapporto sentimentale che passa anche, sopratutto all'inizio della vita, attraverso il cibo. È per questo che i genitori che hanno figli alle materne comunali di Perugia rivendicano con tigna il diritto di partecipare alle scelte alimentari per i lori bambini, perché potendo contribuire a scegliere ciò che mangeranno sentono di essere comunque accanto loro, anche quando la vita li porta lontano da loro.

Fanno bene ad essere così tenaci, perché i loro figli mentre mangeranno una pietanza scelta dai genitori sentiranno sapori ed odori di casa, sentiranno la mamma ed il babbo vicini. Ma non accade solo questo, attraverso gli alimenti scelti dai genitori degli altri bambini incominciano a capire che oltre al mondo rassicurante di mamma, papa e nonni c'è un altro mondo fatto di tanti altri sapori ed odori che li aspetta. Che questo mondo può essere accogliente e non ostile.

La loro volontà di essere partecipi è una grande ricchezza, e trovo assurdo il muro che l'amministrazione comunale di Perugia ha alzato nei confronti di genitori che rivendicano il diritto di occuparsi di ciò che mangeranno i loro figlioli.

Di fronte a problemi di questo tipo compito di chi amministra la cosa pubblica è trovare soluzioni salutari che, prima di tutto, tengano conto dei bisogni di genitori e figli. 
È semplice farlo se si ha capacità sentimentale e di ascolto verso le persone. Se le si considera non persone ignote, ma mamme e babbi con un nome e cognome, con un volto ed uno sguardo preciso. Genitori che vogliono bene ai loro figlioli e vogliono il loro bene. Capaci non solo di chiedere, ma di dare e pensare.

Vanni Capoccia

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