Il doping, come violenza materiale e raggiro delle regole morali, è il pericolo cui è esposta l’attuale società dei consumi.

Sta perdendo la sua valenza etica il ricorso di tanti giovani a sostanze illecite, sintomo di un decadimento di valori che rispecchia esattamente l’insofferenza diffusa di oggi.

Il compito che deve assumersi questa società, indipendentemente dalla sua connotazione politica, è di restituire alla famiglia, alla scuola, in quanto luogo deputato all’educazione, competenze e obblighi formativi.

Lo Sport, in questo senso, è la migliore palestra educativa dove praticare il rispetto delle norme.

Nessuna reticenza nel condannare ogni scorciatoia tesa al raggiungimento di risultati falsati, di benefici economici personali. I controlli costituiscono una forma di riscontri a cui gli atleti debbono sottoporsi, ma questo vale in ogni campo, da quello dello studio a quello nell'ambiente lavorativo. Aldilà di ogni norma, verifica o controllo da parte dei preposti, deve prevalere un atteggiamento di onestà e di etica sportiva, un credo nei valori dello Sport. L’idea di Sport alla quale per anni ho inteso educare i giovani e gli studenti attraverso l'esempio nasce dalla convinzione che  una pratica sportiva è sana quando non richiede sforzi al di sopra delle proprie possibilità o l'utilizzo di medicine che violentano il fisico. La medicina sportiva non deve costruire uomini robot a caccia di medaglie o falsi record.

Qualunque sostanza che, pur non rientrando nell’elenco degli stupefacenti vietati nello sport, altera il normale equilibrio del fisico di un atleta per migliorarne le prestazioni è doping e la medicina sportiva che ne consenta l’uso falsa gli scopi dell’etica  e ne tradisce gli ideali perché trascura la salute dell’individuo.

Una società migliore si costruisce nella consapevolezza che i risultati  si ottengono con il sacrificio e con l'impegno costante, principio questo che vale per la vita e lo sport. I controlli a sorpresa di sangue e urine, sono al momento l’unico sistema per accertare la regolarità del comportamento di lealtà sportiva, ma

solo quando questi si renderanno superflui avremo ottenuto gli scopi insiti nella correttezza di un atleta: misurarsi con lealtà confidando sulle proprie forze e sul faticoso cammino di preparazione che ogni disciplina comporta.

 Il marciatore Alex Schwazer che nel 2012 ha confessato di essersi rifornito del doping in una farmacia in Turchia è stato squalificato. Ha pagato come atleta, è ritornato, si è sottoposto ad allenamenti duri, Sandro Donati (consulente Wada - Agenzia Mondiale Antidoping- che è stato uno dei primi a porre l’attenzione sul ricorso al  doping nello sport) lo ha seguito e lo ha ricostruito come uomo e come atleta.

 Alle verifiche antidoping  di Gennaio è risultato negativo. Gli stessi campioni a distanza di mesi ci dicono che era dopato. Com'è possibile?  Come educatore sono dell'opinione di colpire con durezza dirigenti di società, dirigenti di federazione, farmacisti, medici e tutti coloro che in qualche modo utilizzano un essere umano per trasformarlo in un robot... Non è questo, però, il caso di Alex Schwazer sulla  cui innocenza sono convinto.

Giocondo Talamonti

 

 

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