di Giuseppe Castellini

C’è un dibattito sul fatto di rendere o no noti tutti i numeri di infettati, guariti e morti in relazione al Coronavirus. Bisogna dare atto alle Autorità italiane, a differenza di quanto accade ad esempio in Germania e Spagna, di aver fornito e fornire regolarmente tutti i dati, con grande trasparenza. Come è un fatto che il numero dei tamponi fatti in Italia, in proporzione al numero di infettati, è il più elevato in Europa. Sull’informazione la trasparenza - abbinata a un’informazione corretta, anzi ineccepibile delle Autorità italiane basata sulle indicazioni delle Autorità scientifiche in campo sanitario - è una scommessa sulla maturità dei cittadini. Perché un’informazione totale e trasparente significa anche correre il rischio di ingenerare un panico ingiustificato.
Ma la trasparenza nell’informazione scientifica di base e nel fornire i dati sono la strada maestra da seguire, senza considerare i cittadini come persone inconsapevoli e impressionabili a cui nascondere le cose. Il che comporterebbe una grave conseguenze: la sfiducia nelle informazioni delle Autorità, facendo prosperare le dietrologie più impensate ancora di più di quanto non circolino (ma col tempo e con la fiducia nelle informazioni date il fenomeno si sta per fortuna sgonfiando).
Non sempre nel passato le Autorità italiane hanno scelto la strada della trasparenza, e questo è stato gravido di pessime conseguenze in un Paese già propenso per ragioni storiche allo scetticismo verso la capacità delle Istituzioni di dire la verità. Questa volta è diverso, si è scelta la strada giusta e sta a noi cittadini ora mostrare maturità, consapevolezza, equilibrio e massima collaborazione. Isolando anche le voci irresponsabili che talvolta circolano sul web, anzi ridicolizzandole e ascoltando invece con attenzione le autorità scientifiche.
Perché mai come in questo caso (come d’altronde in tutti gli altri casi), l’uno vale uno si palesa plasticamente come una sciocchezza pericolosa.
In questa brutta vicenda sanitaria si sta scrivendo una pagina importante di un Paese complessivamente più maturo e consapevole di quanto si potesse immaginare. E anche di un Paese più democratico, che non esiste senza cittadini consapevoli, informati e maturi. Una vera lezione per il futuro, che apre uno squarcio di luce sulle prospettive dell’Italia, chiamata a recuperare il tempo perduto in molti campi.

Come anche i media stanno facendo, a mio modo di vedere, un’informazione corretta e trasparente, responsabile, senza nascondere nulla ma senza enfatizzare (salvo alcuni casi che fanno venire il voltastomaco tanto sono strumentali) quando non appare necessario.
In poche parole, questa è una di quelle occasioni – finora rare, ma che fa guardare al futuro con speranza e maggiore fiducia – in cui personalmente posso dire di sentirmi orgoglioso di essere italiano. E, se permettete visto il comportamento della mia categoria, anche di essere un giornalista italiano.

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