PERUGIA - Il Senato ha approvato, nella seduta di ieri, una manovra pesantissima per i lavoratori e le famiglie italiane.

70 miliardi di euro: a tanto ammonta il conto presentato da Tremonti al Paese. Bankitalia ha già stimato che farà perdere due punti di Pil; al confronto la famigerata finanziaria Amato di 46 miliardi sembra una passeggiata di salute.

Delle misure contenute nel documento salta all’occhio la stangata che arriverà sulla testa dei ceti medio – bassi. Saranno soprattutto le famiglie, quelle con figli e con reddito fisso a pagare di più. Già si calcola che ciascun contribuente pagherà, tra taglio delle agevolazioni Irpef e aumento delle spese mediche, 700 euro in più. Un vero e proprio accanimento sulla famiglia che non trova precedenti negli ultimi anni.

Di fatto la manovra fa cassa sulle spalle delle fasce più deboli della società, sulle spalle di coloro che, grazie al governo Berlusconi, per recarsi dal medico oggi pagheranno due volte di più prima con il ticket e poi con la diminuzione delle detrazioni.

Inoltre, tra le pieghe della manovra, si annida un’altra misura fortemente regressiva sul piano sociale e giuridico ovvero l’inserimento del contributo unificato nelle cause di lavoro e della previdenza. Viene sostanzialmente cancellata la gratuità del processo del lavoro, introducendo un odioso balzello che colpisce le fasce più esposte alla crisi: si tratta infatti di una norma che ricadrà pressoché esclusivamente sui lavoratori, sui pensionati e sugli invalidi, che dovranno d'ora in poi pagare per poter agire in giudizio per la tutela dei propri diritti.

Cancellare la gratuità e l'esonero da ogni spesa e tassa per i giudizi di lavoro e previdenziali costituisce una grave lesione anche alla libertà di tutela che ai lavoratori viene prestata gratuitamente dalle loro organizzazioni sindacali di appartenenza.

Mentre la crisi continua a produrre i suoi effetti e molti Paesi fanno scelte per contribuire all’aumento del potere di acquisto dei redditi, il nostro governo va nella direzione esattamente opposta, con misure depressive che non affrontano le iniquità che caratterizzano il nostro stato sociale, colpendo appunto chi ha meno, e rendendo sempre più difficile la possibilità per l’economia nazionale di risollevarsi. 

Condividi