Di Ciuenlai – Terrore in corsia. Non è un titolo di un film , ma lo stato d’animo degli operatori e dei malati che vivono o frequentano l’Ospedale di Perugia. Un plesso che , veniamo a sapere in questi giorni, è pieno di Cluster e di contagiati. Ma la storia, a parere di molti lavoratori è vecchia e piena di sottovalutazioni.

Le notizie di personale contagiato sono iniziate a girare ad ottobre scorso. In alcuni reparti, dove oggi sono coinvolti diversi operatori, dirigenti compresi, sono mesi che a intervalli regolari vengono segnalati dei positivi. Ma non risulta che ci sono stati provvedimenti di sorta, come quarantene per i colleghi che hanno lavorato a fianco di queste persone. Solo recentemente si è  provveduto a fare il tampone rapido settimanale a tutti che, come noto, ha un grado di affidabilità del 60%.

Adesso si è giunti, per questi ritardi, ad una situazione che vede decine e decine  di operatori colpiti da Covid con Cluster segnalati dalla stessa direzione nei reparti delle malattie infettive,  di neochirurgia e di Medicina interna. Ma ne vengono indicati, da altre fonti,  anche altri, che però sarebbero stati ignorati.

Vista la situazione,  si stanno accelerando le vaccinazioni. Fino a poco tempo fa, mancavano all’appello diversi operatori ed il personale a diretto contatto con l’utenza era stato escluso, nonostante le rimostranze e le sollecitazioni di sindacati e opposizione in Consiglio Regionale. Dice che si finirà in settimana; meno male!

Il Direttore del Silvestrini parla di Dicembre come inizio delle infezioni tra il personale, invece dai racconti degli operatori “l’epidemia” dentro quelle mura sarebbe cominciata mesi prima. Per cui sorge il sospetto che o si è nascosto qualcosa o non si era a conoscenza del fenomeno. In ognuno dei casi, se le notizie venissero confermate,   sarebbe “cosa grave e ingiusta”. Adesso sta succedendo quello che i i Tg nazionali avevano già annunciato :  drastiche riduzioni dei servizi con rinvii di operazioni e di prestazioni diagnostiche (si fanno solo le urgenze, che vuol dire solo casi gravissimi).

E’ la ciliegina sulla torta di una gestione pandemica fallimentare e un aiuto indiretto alla medicina privata che è l’unica risorsa alla quale un cittadino può rivolgersi, spendendo fior di quattrini, per avere prestazioni e referti diagnostici come ecografie, risonanze, tac, visite specialistiche ecc. ecc. Siamo dunque di fronte ad una trasformazione che farebbe pensare più ad un moderno lazzaretto che ad un ospedale.

Infine continua la penuria di personale,  aggravata dall'assenza di quello malato,  (dice che per l’ospedale da campo si pensa di gestirlo con tirocinanti che vengono da Terni). Ciò nonostante non sono state fatte le assunzioni che servivano, come è successo in quasi tutte le regioni italiane. L’unica ragione di un simile comportamento, che mi viene in mente è quello a che non si vuole potenziare le risorse pubbliche per poter mantenere la promessa fatta ai loro “grandi elettori” di indirizzare le risorse del settore principale del bilancio regionale verso la sfera privata. Il personale costa e se si assume sul pubblico non si può poi fare o estendere quel processo di privatizzazione, iniziato, pur se in termini diversi, dalla Giunta precedente. Ma purtroppo il covid, come scriveva Guareschi, non va a promesse elettorali.  

P. S. - Urge commissario anticovid e alla svelta. Stavolta non si può scaricare le colpe sul passato. L’Umbria è una caso nazionale. Ha una situazione peggiore di altre realtà la cui sanità viene considerata pessima. Quindi, c’è un problema di manico.

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