La CES, Confederazione Europea dei Sindacati – ovvero l’internazionale europea della concertazione – cui aderiscono tutte le confederazioni nazionali filo Unione Europea, ha chiamato per il 14 novembre alla mobilitazione per chiedere la sottoscrizione di un “social compact”, cioè un Patto sociale in salsa europea.

 

Cgil, Cisl, Uil per l’Italia, Commisiones Obreras e UGT per la Spagna, Adedy e Gsee per la Grecia, la CGT e FO per la Francia, la DGB per la Germania formano l’ossatura di questa confederazione che sta accompagnando, con il dialogo sociale (la nostra concertazione), i processi autoritari dell’Unione Europea che si presenta sempre più come un “super-stato” autoritario che definisce tutto, dalle politiche economiche a quelle del lavoro, militari, fiscali, produttive ecc., per tutti gli stati membri che ormai sono praticamente commissariati.

 

Ora, che ci sia la necessità di mettere in campo iniziative a livello europeo per dare risposte il più possibile robuste ed unitarie all’austerity promossa dall’Unione Europea assieme alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale – la Troika – è evidente ed urgente, che questo debba avvenire per consentire alle confederazioni complici di sottoscrivere un “Patto sociale europeo” attraverso cui continuare a consentire la macelleria sociale dei popoli europei  è assolutamente inaccettabile.

 

Non serve ai lavoratori italiani, francesi, spagnoli, greci, portoghesi una nuova concertazione. Serve invece una forte presa di parola che respinga le politiche dell’Unione Europea e quelle degli stati nazionali che, obbedendo ai diktat della finanza e delle banche, continuano a massacrare il lavoro, i salari, le condizioni di vita. Serve pretendere la fine del monopolio della rappresentanza della CES nelle relazioni con l’Unione Europea, così come lo pretendiamo in Italia rispetto a Cgil, Cisl e Uil, e imporre la voce dei lavoratori, quella che si esprime nelle mille lotte che attraversano i paesi europei , per ridisegnare i rapporti di forza.
La giornata del 14 novembre, convocata dalla CES e rilanciata dalla Camusso dal palco del 20 ottobre, non risponde affatto a queste esigenze.

 

La mobilitazione europea va convocata su una piattaforma di lotta chiara, radicale e senza compromessi, che organizzi il contrattacco per respingere con forza le politiche reazionarie dell’Unione Europea, della Banca Centrale Europea, del FMI; che dica no al Fiscal Compact e all’austerity, che dica con chiarezza che l’Unione Europea è espressione del grande capitale e soggetto della competizione interimperialista scatenata contro i popoli.

Se il 14 novembre ci saranno momenti di mobilitazione convocati su parole d’ordine condivisibili la USB non farà mancare il proprio apporto, sapendo che oggi non bisogna cadere nell’errore classico dei  movimenti degli ultimi anni di passare da una scadenza ad un’altra senza affrontare il nodo del progetto e del programma di lotta.
 

Fonte: confederazione.usb.it

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