“Il tema degli stereotipi di genere rientra tra le azioni di governo fondamentali per determinare il successo di altre politiche di governo”: lo ha affermato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenendo al dibattito che ieri sera al Teatro Pavone di Perugia, ha fatto seguito alla proiezione del film documentario “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo. L’iniziativa era programmata nell’ambito di “Umbria Libri” 2011, la manifestazione organizzata da diciassette dalla Regione Umbria e che quest’anno, con il titolo “C’era una donna”, è incentrata sulla visione femminile del mondo e del nostro Paese.

A introdurre il tema della serata è stata la coordinatrice della Regione Umbria, Ernesta Maria Ranieri, mentre l’incontro-dibattito con la presidente Marini e la Zanardo, anche autrice di un libro dal titolo omonimo a quello del video, è stato coordinato dall’assessore alle politiche sociali del Comune di Foligno, Rita Zampolini.
Dopo 25 minuti di proiezione del video, frutto di un montaggio serrato di vari spezzoni tratti da programmi della televisione pubblica e privata che offrono un immagine che umilia le donne e il loro corpo, la presidente Marini ha sottolineato che l’impressione è che, in generale, predomini una sorta di “assuefazione a questo fenomeno e che indignarsi non serva”.

“E’ ormai passato il messaggio che questo tipo di televisione sia quello normale e anche le trasmissioni di approfondimento finiscono per indugiare su questi stereotipi, diversamente da quanto avviene in altri paesi europei. Con la pubblicità inoltre – aggiunge la presidente Marini – nell’immaginario del pubblico si producono aspettative e convinzione che portano a pensare che, per avere successo, le donne debbano puntare sul proprio corpo”.
“In proposito – ha aggiunto – la Commissione europea impone di lavorare sulle politiche di genere anche attraverso percorsi nelle scuole. Infatti, per il successo delle politiche di genere e quindi per affrontare e risolvere i problemi che le donne affrontano quotidianamente nel mondo del lavoro e in altri settori, è fondamentale rompere e abbattere questi stereotipi a partire proprio dalle giovani generazioni”.
 

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