All’indomani della nomina del nuovo cda di Umbria Mobilità i Presidenti Massimiliano Capitani, Giampiero Fugnanesi e Luca Baldelli hanno convocato le rispettive commissioni consiliari permanenti I - II e III in seduta congiunta per fare il punto della situazione e per ribadire, in questo percorso dell’azienda unica di trasporti, il ruolo di protagonista del Consiglio provinciale visto che l’ente, con il suo 31,84% detiene la maggioranza relativa. Il Presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi, intervenuto nella seduta ha detto che “Umbria Mobilità è un nodo strategicamente delicatissimo. Il tema vero va ricercato nelle società che avevano una struttura appesantita, bilanci complessi, che lavoravano tenendo presente come obiettivo primario il dare un servizio a tutti e a troppi, tanto che ogni piccolo paese e piccola realtà fossero collegate da bus da 50 posti.

 

Con il minimetro – ha continuato - ci si attendeva un taglio di un milione di chilometri, al riguardo si elaborò un piano abbastanza adeguato alle esigenze, ma non si è tagliato nemmeno un chilometro.  Ed è questo ciò che avviene nel resto della provincia dove per molto tempo si è lavorato con sbilanci”. Altro aspetto il personale dell’azienda unica. “Su questo piano 1500 dipendenti sono troppi. Dopo una lotta sindacale si è livellato verso l’alto lo stipendio degli stessi. Fino a quando le risorse erano infinite, questo ha potuto reggere, ma in tempi come questi si devono fare i conti”. Il presidente ha poi ricordato l’operato di Paduano che “ha consentito ad UM di raggiungere risultati importanti. Ciò che è venuto meno – ha aggiunto - è la mancanza di presa d’atto che UM sia una Spa e come tale deve avere un bilancio in pareggio o comunque con perdite contenute. La situazione debitoria nei confronti delle banche è molto pesante (120 i milioni di euro di esposizione) e le stesse hanno voluto nominare un advisor. Poi c’è stata la necessità di scegliere un AD che potesse guidare questo passaggio delicato al di fuori della situazione politica. Franco Viola ha accettato dando forti garanzie dal curriculum. Il fatto di aver scelto una leadership aziendale dà garanzia anche per la Provincia. Un grande danno è stato fatto da parte dei sindacati che hanno evidenziato criticità che era meglio tenere al riparo. Vorrei vedere i sindacati scendere in piazza non per il pagamento delle quattordicesime ma per condividere un piano aziendale di rilancio”. Guasticchi ha, infine, proposto che si cominci a ragionare sulla possibilità che gli autobus che giungono da fuori città si fermino a Pian di Massiano (e non più a Piazza Partigiani) con il duplice obiettivo di decongestionare il traffico in città ed incentivare l’utilizzo del minimetro. Il capo dell’amministrazione chiede, infine, che il trasporto sul Trasimeno rientri nel Trasporto Pubblico Locale e come tale destinatario di risorse”. Bruno Biagiotti (Pdl) “condivide appieno l’analisi ineccepibile di Guasticchi”, con la precisazione che la sua forza politica l’aveva fatta dieci anni fa. “Togliamoci dalla mente – ha detto – che la situazione di crisi di UM è per colpa dei dirigenti, ma è frutto di scelte politiche. Gli input al cda dimesso chi glieli ha dati – si domanda- se non il sistema politico”. Biagiotti elenca, quindi, con puntualità che le responsabilità appartengono alle politiche del Comune di Perugia, Provincia di Perugia e Regione Umbria. Maurizio Ronconi (Udc), dal suo canto vuole sapere chi “ci ha portato a questa situazione; chi  ha permesso il costituirsi di un’azienda unica che andava a fondarsi si una montagna di debiti; e se ancora sono in essere incarichi romani da parte di membri del vecchio cda”.

 

L’assessore provinciale ai Trasporti, Luciano della Vecchia difende l’oprato del suo lavoro che è andato nella direzione di “non consegnare UM alle banche, ma con un cda pubblico si è garantito il ruolo delle istituzioni. Siamo intervenuti su tutte le situazioni di criticità – ha detto – razionalizzando il servizio evitando così il fallimento dell’azienda”. Per Piero Sorcini (Pdl)  “garantire oggi il trasporto equivale a garantire il welfare”. Per Luca Baldelli (Prc) “si sta spingendo verso la privatizzazione, ma l’azienda deve rimanere pubblica poiché altrimenti si assiste alla fine della universalità diventando un servizio che possono permetterselo in pochi”.

 

Per Enrico Bastioli (Psi) “quando si dimette un cda dell’azienda pubblica, il nuovo deve rispettare i dettami di legge che  i tre tecnici devono essere dipendenti pubblici in modo da non venir pagati”. Il consigliere si è meravigliato sul fatto che nonostante la Provincia di Perugia detenga la maggioranza relativa non abbia alcun dirigente all’interno del cda. Giampiero Rasimelli (Pd)  chiede la rimessa in pristino del trasporto pubblico locale, ed il nuovo cda dovrà fornire dati, parametri tecnici su cui regolarci per il rilancio del servizio”. Massimiliano Capitani ha affermato con forza come “il diritto dei cittadini al trasporto pubblico locale e per i dipendenti al lavoro siano i due elementi sostanziali”. Il presidente di commissione ha poi ribadito che “la scelta dell’azienda unica sia stata corretta” ed ha sottolineato come “UM sia l’unica azienda di trasporto che eroga servizi fuori regione”. 

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