"Dalla metà di febbraio - spiega ina nota il Comitato No Debito di Terni - si è manifestata in modo drammatico la crisi di Umbria Mobilità, la multi-utility regionale dei trasporti. Da qualche giorno media, amministratori politici locali e sindacati ufficiali si affannano a rassicurare sul percorso di risanamento delle disastrose casse di Umbria Mobilità per ottenere nuovi finanziamenti dalle banche. La Marini ha tagliato corto: la Regione opererà un nuovo maxi-prestito ponte (da 15-20milioni) nei confronti di UM per garantire all'Azienda l’operatività nelle prossime settimane. Inoltre, recupero graduale e rateizzato dell’ingente credito di 60milioni di euro vantato verso il Comune di Roma e Regione Lazio…. e cosi promettendo. Ma già si cautelano mettendoci al corrente delle problematicità di simili operazioni."

"Se la situazione attuale e gravissima - chiarisce ancora il Comitato - la soluzione individuata da UM e dalle istituzioni locali e addirittura catastrofica: portare fino in fondo la privatizzazione e consegnare ai privati il 66% del capitale pubblico, col ingresso entro giugno, di un nuovo socio; i più “maliziosi” parlano di un accompagnamento fallimentare per far acquisire UM a Trenitalia, che per i lavoratori sarà un peggioramento delle condizione di lavoro, con nuovi contratto: +produttività – salario. Contemporaneamente è prevista la ristrutturazione dei servizi, vale a dire aumentare il costo dei biglietti, la legge di Stabilità del governo impone che il 35% del costo dei servizi venga coperto con la bigliettazione inoltre tagliare il 7% dei km e inserire tornelli di obbligo al pagamento del biglietto e ulteriore precarizzazione delle lavoratrici/dei lavoratori."

"Questi - sottolinea il Comitato No Debito ternano - già a febbraio, hanno illustrato a chiare lettere le conseguenze di tale operazione:

1. L’isolamento dei paesi e delle zone meno “redditizie”. Stravolgendo il servizio pubblico in privato (il privato si sa, non ci rimette mai soldi), viene meno la garanzia di portare i servizi in quelle zone della regione più disagiate da un punto di vista logistico.
2. Tagli delle corse, anche di zone con alta frequenza, ma ritenute non strategiche (tradotto: non remunerative).
3. Aumento certo del prezzo dei biglietti per gli utenti. Con aggravio sui conti delle famiglie umbre, che già devono fare i conti con la forte crisi economica, e per i studenti come ulteriore selezione al diritto allo studio.
4. Calo rispetto alla qualità dei servizi offerti. Il privato, per sua natura, non cerca di incrociare la domanda degli utenti e non investe nei servizi pubblici.
5. Precarizzazione e perdita di diritti delle/i lavoratrici/ori del trasporto pubblico. Con il rischio concreto, che si verifichino numerosi esuberi di personale.
E' urgente mobilitarsi contro tutto ciò, riaffermando l’inalienabile diritto alla mobilità, intesa come servizio e non come merce su cui lucrare. Infine vigilare in continuazione, perché manager, dirigenti e assessori hanno più volte dimostrato estrema spregiudicatezza e arroganza nell’attuare i loro blitz, che chiamano “riforme” e “razionalizzazione” e producono privatizzazioni sempre a danno dei lavoratori e della parte più sofferente della popolazione."

"Queste - conclude la nota del Comitato No Debito - sono le conseguenze delle politiche di austerità e dei Trattati Europei, che dettano drasticamente le scelte economiche di ciascun paese, a prescindere da chi sia al governo: dal Patto di Stabilità al Fiscal Compact (che significano tasse e tagli per 47miliardi l’anno); manovre lacrime e sangue."

Il Comitato No Debito di Terni, infine, invita a firmare la petizione conto la privatizzazione di Umbria Mobilità.

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