Il senatore Maurizio Ronconi, in un intervento molto argomentato a commento della sentenza del Consiglio di Stato contro il ricorso di Giuseppe Biancarelli (Il Messaggero Umbria, 23 dicembre), pone al Pd il problema di “scegliere se essere partito a vocazione maggioritaria o partito aggregante, anima di una coalizione di centro sinistra”. Il problema è rilevante, ma ci sembra che il Partito Democratico abbia già risposto nei fatti, con una serie di scelte che non si prestano ad interpretazioni equivoche.
Riassumiamo brevemente le più significative:
1. Già in campagna elettorale, dopo aver sollecitato il formarsi di una coalizione ed accettato di mettere sulla carta alcune scelte programmatiche che Umbria più uguale considerava decisive, il Pd non ha promosso alcuna iniziativa unitaria della coalizione: né sui temi del programma, né in termini di appello al voto.
2. Nelle settimane successive al voto le forze della coalizione sono state ignorate. Per quanto ci riguarda, Umbria più uguale è stata ricevuta dalla Presidente quando tutte le scelte relative alla composizione della Giunta erano già state largamente annunciate sui giornali. In quella sede non abbiamo chiesto una nostra rappresentanza in Giunta, ma invitato la Presidente ad individuare autonomamente una personalità indipendente che, per il profilo culturale e politico, potesse interpretare la sensibilità delle componenti di sinistra all'interno della coalizione, dentro e fuori il Pd: l'indomani la lista degli assessori – identica a quella che circolava da giorni sulla stampa- è stata illustrata in conferenza stampa senza essere preceduta neanche da una telefonata di circostanza.
3. In presenza di un ricorso che imputa alla Regione di non essere capace di applicare la propria stessa legge, peraltro appena approvata, la Presidente ha ritenuto di non dover accogliere la nostra sollecitazione a costituirsi in giudizio: insomma, le ragioni degli uffici che hanno predisposto software e tabelle non debbono interferire con quelle della candidata Pd risultata prima dei non eletti. Né ha avuto alcunché da obiettare circa il fatto che la difesa della ricorrente fosse assunta da un prestigioso consulente della Regione che, dopo aver contribuito a fare la legge, si dedicava a trovare l'inganno.
Ce n'è abbastanza per lasciarci dietro le spalle la domanda sollevata da Ronconi: la difficile scelta elettorale della scorsa primavera è stata, per noi, un estremo tentativo di contrapporre al partito della nazione la residua vitalità del centrosinistra e non crediamo che – fatte salve ovviamente le eventuali specificità di situazioni locali- ce ne saranno altri in un prossimo futuro.
Sapevamo già allora che avremmo pagato un prezzo in termini di consenso, ma ci animava la volontà di non consegnare l'Umbria alla destra guidata da Matteo Salvini (e ce l'abbiamo fatta per  un pelo) e al tempo stesso impedire che, per la prima volta nella storia della Regione, la sinistra politica fosse assente dal Consiglio regionale. Anche questo obiettivo era stato raggiunto, nonostante l'oggettiva modestia del nostro risultato elettorale, ma è poi intervenuta una interpretazione acrobatica della legge elettorale.
A questo proposito, segnaliamo l'esito paradossale della sentenza del Consiglio di Stato: ricalcolando i voti su quella base, Umbria più uguale passa dal 2,56 al 2,41 per cento, ma al tempo stesso il Pd scende dal 35,8 al 33,6 (e col 33,6 ha la maggioranza assoluta dei consiglieri), il Movimento 5 stelle dal 14,55 al 13,7, la lega Nord dal 13,99 al 13,17 e così via, col grottesco risultato che nel Consiglio regionale dell'Umbria, caso davvero unico al mondo per quanto ci risulta, il totale dei voti di lista non fa 100 ma 93,4.
Chissà se qualcuno avrà il coraggio di pubblicare la nuova tabella nel sito ufficiale della Regione o in quello del Ministero degli interni.

I promotori della lista Umbria più uguale:

 

Fausto Gentili,
coordinatore regionale Umbria Sinistra Ecologia Libertà

 

Filippo Mario Stirati,
coordinatore regionale Liste Civiche Progressiste

Stefano Vinti,
Sinistra per l'Umbria

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