PERUGIA - Il consigliere regionale del Pdl Massimo Monni (Pdl) ha presentato una interrogazione all'Esecutivo di Palazzo Donini per sapere “quali intendimenti si intendono adottare all'interno dell'azienda regionale del trasporto locale (Umbria Tpl) per attivare un piano di riorganizzazione del futuro dei 1400 dipendenti che si vedono penalizzati sia da un punto di vista economico che lavorativo e se non si ritiene opportuno riequilibrare l'intera classe dirigente di Umbria Tpl e Mobilità spa, specialmente in una fase in cui è necessario e doveroso un maggior rigore. Inoltre – chiede il consigliere regionale - visto il continuo perpetuarsi di affidamento di incarichi ad ex dirigenti e direttori in pensione, se corrisponde a verità la stipula di un contratto faraonico all'ex direttore dell'Atc di Terni”.

“Il Consiglio di amministrazione e la direzione di Umbria TPL e Mobilità spa – spiega Monni - stanno attuando cambiamenti sull'organizzazione del lavoro dei dipendenti dell'azienda senza alcun accordo con le sigle sindacali, contrariamente a quanto stabilito nella precedente riunione del 3 maggio scorso in Regione con la presidente Marini e prima della fusione nella holding regionale di tutto il trasporto pubblico locale, i vari dirigenti hanno elargito sostanziosi premi, parametri e promozioni in ogni direzione. Gli stessi dirigenti – prosegue - sono stati tutti confermati compreso l'ex direttore Apm di Perugia, che da oltre 10 anni è in pensione, ma che puntualmente si vede rinnovare il contratto per svariate migliaia di euro all'anno nonostante la presenza eccessiva di un dirigente ogni 100 dipendenti”.

“Preso atto – si legge nell’atto ispettivo presentato dal consigliere Monni - che nonostante la presenza in azienda di 12 dirigenti, 5 consulenti esterni e 12 quadri, vengono affidati ulteriori incarichi ad altri consulenti esterni per alcune centinaia di migliaia di euro, con il rischio di spendere il doppio in caso di vertenze sindacali (vedi sentenza sezioni riunite Cassazione n. 20074/10), e rilevato che dopo aver dato in affidamento diretto a Savit la manutenzione, le pulizie e il magazzino, oltre ad aver mantenuto il dirigente, alcuni servizi sono stati esternalizzati, con un aumento considerevole del fermo-autobus; rilevato inoltre che senza regole uguali per tutti e senza aver raggiunto un omogeneizzazione dei trattamenti (come prevedono il codice civile ed il protocollo d'intesa Regione-sindacati), sono stati spostati dipendenti da una sede all'altra (con relative vertenze) e modificato l'organizzazione del lavoro presente nei vari territori senza alcun accordo sindacale (che diffidano regolarmente la dirigenza), solo per risparmiare alcuni spiccioli di euro; infine verificato che Umbria Mobilità si avvale della collaborazione di alcuni dirigenti che, andati in pensione per raggiunti limiti di età, continuano ad avere un regolare contratto di consulenza con l'azienda percependo stipendi faraonici, si interroga la Giunta regionale per sapere quali intendimenti voglia adottare per la riorganizzazione dell’Azienda regionale del trasporto pubblico”.

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