Partendo da una situazione ereditata dal precedente Governo che è al limite del catastrofico, con il rischio concreto che il Trasporto Pubblico Locale (sia su gomma che ferroviario) possa essere pressoché azzerato, il nuovo Governo Monti dovrà intervenire immediatamente per invertire drasticamente la rotta, riportando risorse ad un settore la cui domanda, in tempi di crisi, è in costante aumento e che può quindi svolgere anche una funzione anticiclica, favorendo la ripresa dell'economia.
Una svolta che la Cgil chiede a gran voce, ma che chiedono anche i rappresentanti delle istituzioni locali e i dirigenti delle aziende pubbliche del trasporto. Una conferma è arrivata questa mattina a Perugia dall'iniziativa, dal titolo emblematico “Il Governo ci lascia a piedi” (pensato prima della caduta dell'esecutivo Berlusconi), organizzata dalla Cgil umbra con la Filt Cgil e alla quale hanno partecipato la presidente della Regione Catiuscia Marini, il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, il presidente di Umbria Tpl e Mobilità Gianni Moriconi, il segretario generale della Cgil Umbria Mario Bravi, quello della Filt Cgil dell'Umbria, Cristiano Tardioli e il presidente di Asstra Marcello Panettoni e il segretario nazionale della Cgil, Fabrizio Solari.

“La situazione del settore – ha detto Tardioli nella sua introduzione – è apocalittica e per questo il nuovo governo sarà chiamato a trovare le opportune soluzioni economiche per evitare la catastrofe e garantirne il rilancio. Per fortuna – ha aggiunto il segretario della Filt - l'Umbria si trova in una situazione di minore difficoltà grazie alla scelta lungimirante, a lungo da noi caldeggiata, dell’azienda unica regionale”. Azienda regionale che, ha spiegato Tardioli, ha però iniziato il proprio cammino “con alcune difficoltà, che hanno portato anche alla proclamazione, da parte di tutte le organizzazioni sindacali, dello sciopero effettuato lo scorso 18 novembre”. “Difficoltà che però – secondo la Filt, di gran lunga il sindacato più rappresentativo del settore in Umbria - non possono e non devono portare a ripensamenti circa la bontà del progetto, e possono essere tranquillamente superate nell’ambito di un confronto serio e responsabile tra l’azienda, le organizzazioni sindacali e gli enti proprietari della stessa”. I sindacati infatti, ha ribadito Tardioli, chiedono che ci sia “un confronto sul piano industriale, sull’organizzazione del lavoro e che a parità di lavoro venga garantita parità di trattamento economico”.
A livello nazionale invece – ha concluso il segretario Filt rivolgendosi al presidente di Asstra Panettoni – è tempo di arrivare al rinnovo del contratto nazionale della mobilità in discussione ormai da almeno tre anni”.

“Ci siamo liberati del peggior ministro dei Trasporti della storia della Repubblica – ha esordito Marcello Panettoni, presidente di Asstra, l'associazione nazionale delle aziende di trasporto pubblico locale – e questo è un fatto molto positivo, tuttavia le macerie prodotte in questi anni restano”. Panettoni ha parlato di un settore che negli ultimi anni è stato abbandonato e privato di prospettive, con un taglio drammatico degli investimenti, ad esempio nel materiale rotabile (dai 2,5 miliardi che si spendevano alla fine degli anni '90 si è arrivati ai 250 milioni di oggi). E allora, secondo il presidente di Asstra, la prima sfida drammatica che il settore si trova ad affrontare oggi è quella della salvaguardia del lavoro. In alcune regioni, come la Campania ad esempio, sono a rischio migliaia di posti di lavoro.

Ma il lavoro al contrario deve essere l'elemento da valorizzare all'interno della nuova azienda unica dei trasporti in Umbria, “perché valorizzando lavoro e competenze si accresce anche il diritto alla mobilità di tutti i cittadini umbri”, ha osservato Mario Bravi, segretario generale della Cgil. “Il sindacato – ha osservato Bravi – ha dimostrato con il contributo fondamentale dato per la nascita dell'azienda unica di non essere contrario alle riforme, ma anzi di esserne protagonista, sempre però nel rispetto dei diritti di chi lavora. Ecco perché siamo contrari alla logica dei tagli e del rigore senza equità. La realtà – ha concluso il segretario della Cgil umbra - è che questo Paese ha bisogno di investire nei servizi pubblici locali che sono un volano per la crescita e per l'occupazione”.

Intanto, da Giovanni Moriconi, presidente di Umbria Tpl e Mobilità è arrivato l'annuncio della prossima presentazione (il 2 dicembre) del nuovo piano industriale ai sindacati. “Un piano industriale che dovrà fare i conti – ha sottolineato Moriconi – con un deficit strutturale che, se tutti gli accordi saranno rispettati e non subentreranno nuovi tagli dal Governo, ammonta a 3,5 milioni di euro, dopo che, in questo primo anno di vita, l'azienda ha già realizzato economie per circa 1,5 milioni di euro”. L'obiettivo, illustrato dal presidente di Umbria Tpl e Mobilità, è ora quello di “recuperare nei prossimi tre anni altri 10 milioni attraverso razionalizzazioni e integrazioni”, portando il sistema in equilibrio (sempre che non arrivino nuovi tagli).

L'insostenibilità dell'attuale spesa per il trasporto pubblico è stata ribadita anche dal sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali: “Perugia non può spendere 23 milioni di euro all'anno, non ce la facciamo, altrimenti rischiamo di chiudere gli asili e tagliare l'assistenza domiciliare. Per non parlare delle bitumature sulle quali riusciamo ormai a mettere soltanto poche migliaia di euro”. Ecco perché la scelta di portare a 1,5 euro il costo del biglietto e la spiacevole retromarcia sulla promessa fatta, proprio ai sindacati, di abbassarlo di nuovo ad un euro per la corsa singola: “Le due manovre estive – ha spiegato Boccali – ci hanno rovesciato il tavolo sui piedi e siamo stati costretti a cambiare i programmi”. Ma la coperta è ancora corta e allora, per il sindaco di Perugia, “il tema delle liberalizzazioni e del rapporto con il privato si pone” e “neanche il vantaggio di aver realizzato l'azienda regionale ci mette al riparo da questa discussione”.
Il primo cittadino si è poi soffermato sull'importanza di superare i campanilismi e le polemiche sul finanziamento del Minimetrò: “Noi l'investimento ce lo paghiamo da soli”, ha detto Boccali, aggiungendo però che, visto che questo mezzo di trasporto così innovativo è inserito nel Pum (Piano urbano di mobilità), esso non può avere un trattamento diverso dagli altri mezzi di trasporto, senza considerare il fatto che Perugia è penalizzata dall'attuale meccanismo di ripartizione delle risorse provenienti dal fondo regionale trasporti, perché la sua mobilità non serve solo i cittadini residenti, ma altri decine di miglia di umbri che ogni giorno entrano ed escono dal capoluogo.

La presidente della Regione, Catiuscia Marini ha posto l'accento sul fatto che la partita sul trasporto pubblico locale è al primo posto nell'agenda che le Regioni italiane hanno predisposto per il confronto con il Governo, prima persino della sanità, ha sottolineato Marini.
“L'emergenza è totale – ha spiegato la presidente – perché se il fondo necessario per il 2011 è stato di 1,9 miliardi e per il 2012 si mettono sul piatto 400 milioni allora non è possibile alcuna razionalizzazione, ma si chiude bottega e basta”. Quindi, servono le risorse, ma oltre a quelle, è necessario garantire alle regioni la possibilità di programmare e gestire autonomamente il servizio e questo per Marini significa “fiscalizzare le risorse”, abbandonando la logica della ricontrattazione periodica, che non permette alcuna programmazione di medio lungo periodo. “Ed è paradossale – ha osservato Marini - che un governo che si è riempito la bocca della parola federalismo non abbia fatto nulla su questo versante per favorire l'autonomia delle regioni”.
Poi la presidente della Regione, che ha riconosciuto ai sindacati il ruolo fondamentale giocato nella costruzione dell'azienda unica dei trasporti, ha chiarito che da qui “non si torna indietro” e che se qualche soggetto o qualche territorio fosse tentato di costruire “forme di autonomia” all'interno dell'azienda se le dovrà “pagare da solo”.
Altro capitolo: la nuova legge regionale sui trasporti che vedrà la luce “entro i primi sei mesi dell'anno”. Essa dovrà contenere – ha detto Marini, riprendendo l'invito del sindaco di Perugia Boccali – il sistema tariffario integrato (ovvero il biglietto unico per tutta la regione). E poi, “che ci piaccia o non ci piaccia affatto”, ha proseguito la presidente, bisognerà confrontarsi sul tema dell'ingresso dei privati nella gestione delle aziende. Le spinte, non disinteressate, che arrivano dall'Europa e in particolar modo da Francia e Germania (le cui aziende potrebbero essere molto attratte dal boccone), sono troppo forti. E allora “anche il sindacato deve contribuire a costruire la condizioni per sperimentare un nuovo sistema di collaborazione di pubblico e privato e a capire come si tutelano in questo passaggio i lavoratori e il loro reddito”.

Attenti però, ha avvertito nelle sue conclusioni Fabrizio Solari, segretario nazionale Cgil, perché, ben sapendo quanto i servizi pubblici locali siano appetibili per i privati, il loro scopo sociale e di garanzia di diritti fondamentali (come la mobilità), esclude a priori che la soluzione possa essere vendere tutto. O, peggio, impossibilitati a costringere gli enti locali a vendere, che si tenti di strozzarli per poi indurli non a vendere, ma addirittura a svendere.
Al contrario, secondo la Cgil, su questi servizi, che sono naturalmente anticiclici, perché incomprimibili oltre una certa soglia (“puoi abbassare il termostato da 20 a 18 – ha esemplificato Solari – ma non puoi spegnere il gas”), bisognerebbe investire per far ripartire l'economia (si pensi all'industria collegata al settore dei trasporti che nel nostro Paese chiude, vedi Irisbus, perché non c'è domanda). E allora, perché non pensare a forme di finanziamento nuove, come ad esempio l'azionariato diffuso e la partecipazione dei cittadini con l'acquisto di titoli emessi dalle società di servizi pubblici locali?
In ogni caso – ha aggiunto Solari – occorre distinguere tra privatizzazioni, che sono una cosa, e liberalizzazioni, che sono un'altra, e sulle quali la Cgil non ha mai fatto le barricate, ma ha sempre chiesto che venissero accompagnate da regole: una clausola sociale (nel cambio di proprietà il lavoro deve essere tutelato); regole e flussi di finanziamento definiti nel tempo (perché nessuna impresa può funzionare se da un anno all'altro cambiano le risorse su cui può contare).
Infine, un passaggio sull'Umbria: “La Cgil – ha detto Solari – sostiene i processi di integrazione che si sono realizzati in Umbria e che devono andare avanti sui binari dell'aggregazione e dell'integrazione, che significa mettere insieme diverse modalità di trasporto. E questo riguardo – ha concluso il segretario nazionale Cgil – credo che il rapporto con Trenitalia vada ripensato. E' tempo di immaginare società regionali che tengono insieme ferro e gomma e alle quali Trenitalia partecipi con una quota. Questo è l'unico sistema per ricondurre il sistema ai bisogni e alle necessità dei cittadini di un territorio”.


Ufficio stampa Cgil Umbria
 

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