In questa fase, dove il cantiere della manovra è ancora in corso, è necessario dissipare la cortina delle polemiche e delle fake news sulla plastic tax. Una tassa da un euro al chilo da applicare a tutti i manufatti monouso (tranne le siringhe) che contengono plastica (buste, bottiglie, vaschette, contenitori in tetrapak, pellicole, etichette) pagata dalle aziende ogni trimestre. L'imposta sulla plastica esiste in molti Paesi europei e ha lo scopo di disincentivare i prodotti monouso e promuovere materie compatibili ed ecocompatibili. Inoltre, bisogna tenere presente anche la direttiva UE 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente.
Il timore è che il maggior costo sia poi riversato sul prodotto finale e pagato dai consumatori. Pertanto, ci dovrebbe essere un confronto con le aziende, con gli operatori del settore, e con i sindacati.  Certamente sono necessarie delle correzioni, la tassa non deve avere carattere lineare ma modulare, ossia tenere conto della composizione dei prodotti e della facilità di riciclo. In ottica futura e di sviluppo questa misura deve incentivare la riconversione industriale e dare maggiore impulso all'economia circolare.
Nel dare vita a un nuovo modello di sviluppo è necessario ricordare il principio di McDonough: come possiamo fare meglio i prodotti, invece che solo meno peggio? È necessario, pertanto, fissare obiettivi concreti e ambiziosi come la riduzione totale del rifiuto, l'uso di energie rinnovabili, l'integrazione di politiche sociali nelle aziende che possano legarsi alle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori, ripensare il design del prodotto per il disassemblaggio.
I materiali innovativi che traguardano un futuro migliore sono quelli che possono essere riabilitati con tecnologie che possono radicalmente cambiare la produttività.  
Fosco Taccini

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