La Giunta regionale spieghi “le ragioni che hanno indotto a valutare un impianto a biomasse alimentato da olii vegetali compatibile con i valori ambientali della zona di protezione speciale (zps) della 'Bassa Valnerina, Monte Fionchi - Cascata delle Marmore'. E prenda posizione sulla necessità, alla luce della manifesta contrarietà della popolazione locale e delle decisioni recentemente assunte dal Comune di Arrone, di revocare l'autorizzazione concessa alla Espandy spa. Provveda infine a rivedere contestualmente il regolamento regionale in merito alle modalità di alimentazione degli impianti a biomasse, ripristinando il vincolo dell'approvvigionamento su base locale”. Sono queste le richieste contenute nell'interrogazione che il capogruppo regionale di Rifondazione comunista – Fds, Damiano Stufara, ha presentato all'Esecutivo di Palazzo Donini.

Stufara ricostruisce la vicenda spiegando che nel settembre 2011 “la Provincia di Terni ha reso nota l'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio di un impianto per la produzione di elettricità da fonte energetica rinnovabile di tipo biomassa, in Vocabolo Isola, nel Comune di Arrone (Terni), con capacità di generazione prevista pari a 930 Kw”, in favore della Espandy spa (dalla cui relazione risulta che l’impianto emetterà in un anno nell’atmosfera 6.000 tonnellate di anidride carbonica, 22,6 tonnellate di monossido di carbonio, 18.8 tonnellate di ossido di azoto, e 4.5 tonnellate di polveri sottili). Il progetto, valutato 'di pubblica utilità ed indifferibile ed urgente', prevede l'alimentazione tramite olii vegetali comuni, in particolare con la combustione di olio di palma, la cui produzione avviene pressoché esclusivamente in aree extraeuropee”.

Il consigliere regionale evidenzia inoltre che “l'area individuata per la realizzazione dell'impianto ricade pienamente nella zps della Bassa Valnerina, Monte Fionchi - Cascata delle Marmore, a poche centinaia di metri dall'area protetta regionale parco del fiume Nera. Le zps, insieme alle zone speciali di conservazione, costituiscono la Rete Natura 2000: tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione, come nel caso del suddetto impianto a biomasse, devono essere assoggettati alla procedura di valutazione di incidenza ambientale”.

Damiano Stufara rileva infine che “la comunità locale si è costituita in comitato contro la realizzazione dell'impianto, denunciando l'assenza di qualsiasi informazione da parte dell'amministrazione comunale, nonostante ben 4 conferenze di servizi a cui ha preso parte esprimendo parere favorevole. In occasione del Consiglio comunale aperto, del 19 febbraio è stato approvato a maggioranza un atto d'indirizzo in cui si sostiene la contrarietà alla realizzazione, nel territorio, di impianti che emettano in atmosfera sostanze inquinanti. Qualora la centrale in oggetto venisse realizzata, si avrebbe l'importazione, con conseguente consumo di combustibili fossili, di migliaia di tonnellate di l'olio di palma da aree del pianeta distanti migliaia di chilometri, come l'Africa equatoriale, l'America latina, il sud est asiatico, per cui si può affermare sin da ora che una simile ipotesi impiantistica, oltre a promuovere la sottrazione di terreni alla produzione alimentare e alla foresta tropicale, il diffondersi della monocoltura e la riduzione della biodiversità, rappresenti un'autentica diseconomia, incompatibile con le ragioni alla base dello sviluppo delle energie rinnovabili”.

“Senza le modifiche del regolamento regionale n. 7 del 2011 operate dalla Giunta regionale con le delibere n. 40 e n. 494 del 2012 – conclude Stufara - impianti alimentati con olio di palma e in generale con biomasse di provenienza extraregionale non sarebbero stati autorizzabili. La mancata considerazione, da parte delle amministrazioni pubbliche ed in particolare della Giunta regionale, delle ragioni alla base della protesta in corso, ricondotta a più riprese alla disinformazione della cittadinanza, sta di fatto approfondendo il divario fra società ed istituzioni, specie in considerazione dell'assenza, ad oggi, di ogni forma di partecipazione rispetto a realizzazioni impiantistiche che investono la cittadinanza nella sua interezza”.

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