Questa sera *giovedì 23 dicembre* (in Umbria alle ore 22,30 circa su *Trg-canale11*, da domani nelle *Tv delle altre regioni italiane* in giorni e orari diversificati impossibili da sintetizzare qui) la produzione Tv *Nuovo Giornale Nazionale* - curata da *Gamma Multimedia Italia di Roberto Sportellini* e con l’introduzione di *Giuseppe Castellini* - offre per la serie “Speciale XX Secolo” la puntata-reportage sul *disastro del Vajont*, ripercorsa con documenti, video e testimonianze poco note, tra cui quella dello scrittore-scultore, oltreché ormai personaggio televisivo, *Mauro Corona*, che allora – bambino - viveva con la nonna vicino a Longarone e che ricorda quella notte e quell’evento che o ha segnato con grande suggestione e commozione, lanciando anche precise accuse.

*Nella notte del 9 ottobre 1963 in 4 minuti perirono 1.900 persone a causa dell’onda* (o meglio, delle onde) alta 250 metri determinata dalla grossa frana da 260 milioni di metri cubi di roccia del *Monte Toc (dal friulano Patoc, che vuole dire Monte Marcio, e questo già la dice lunga*) nell’invaso della diga del Vajont (250 milioni di metri cubi di acqua, con la diga che era la più alta al mondo). Un’onda poderosa da 50 milioni di metri cubi di acqua si incanala nella gola che porta a valle abbattendosi con potenza inaudita sul comune di Longarone e nelle sue vicinanze, distruggendo tutto.

Una tragedia che scuote l’Italia e gran parte del mondo, che porterà alla chiusura, o a grossi lavori su varie dighe italiane alla luce dei controlli che furono effettuati e che avrà una *tormentata vicenda giudiziaria al termine della quale, ben 7 anni dopo e sul filo della prescrizione delle accuse*, furono comminate solo due condanne piuttosto lievi (nel frattempo uno dei coinvolti nel processo si era suicidato, un altro era stato colpito da un grave esaurimento nervoso per cui la sua posizione era stata stralciata, mentre altri due accusati erano nel frattempo deceduti). *La giustizia, insomma, usò una mano leggera, anzi probabilmente ultraleggera. E occorrerà attendere ben il 1997 per la sentenza finale sulla causa civile sui risarcimenti*, con un braccio di ferro tra Montedison (che aveva acquistato la Sade, la società che aveva realizzato la diga), Enel e le parti civili. Un aspetto che si è chiuso addirittura nel 2000, con l’accordo tra Montedison, Enel e Stato italiano per pagare un terzo ciascuno dei danni stabiliti dai giudici.

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