Tutto esaurito e grande entusiasmo per “La morte e la fanciulla”. Dall’omologo capolavoro di Franz Schubert il premiato lavoro della Compagnia Abbondanza/Bertoni (Danza&Danza, 2017) in scena venerdì scorso a Solomeo, ha proposto una suggestiva e vibrante trasposizione coreografica di uno tra i più celebrati temi – prima iconografico, poi letterario - nel panorma delle arti occidentali. In una continua e dilaniante tensione fra opposti, è l’estetica romantica ad imporsi su un immaginario magmatico che attinge da diverse epoche. Da nebbie crepuscolari emergono ad un tratto le danzatrici di Matisse. Ma è solo un attimo prima che Thanatos ed Eros, si fronteggino ossessivi dando vita a trasfigurazioni espressioniste in una dilaniante battaglia fra contrapposte pulsioni. Il dialogo tra la morte e la fanciulla – dall’omonima poesia di Matthias Claudius – sembra trasformarsi, nella trasposizione coreografica, in dialogo interiore tra conscio ed inconscio che termina quando anche il gioco di specchi fra palco e realtà è ormai svelato. In questo lavoro della storica e molto apprezzata Compagnia Abbondanza/ Bertoni - che affonda le sue radici nella danza contemporanea - la danza prende impulso da ogni anche minima sfumatura musicale ed il dialogo tra la fanciulla e la morte, nelle intenzioni degli autori, è codificato a livello scenico attraverso l’uso di uno schermo gigante che proietta la visione altra, quella dell’antagonista della fanciulla. Succede poi che, quando si osservano gli avvenimenti che hanno luogo in uno spazio scenico, intenzione e percezione danno vita ad una loro inevitabile dialettica. Sulle note del capolavoro di Franz Schubert “Der Tod und das Mädchen”, composto nel febbraio del 1817 - e pubblicato a Vienna nel 1821 da Cappi & Diabelli - frammentazione ed ordine, distruzione e rinascita, sogno e realtà sembrano fronteggiarsi traendo forza ed eleganza dalla emozionante interpretazione delle tre ballerine -Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas e Claudia Rossi Valli – che imprimono al “sogno romantico” una struggente anima contemporanea.

Isabella Rossi

 

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