di Fabio Sebastiani

La scure di Standard & Poor's stavolta ha colpito il cuore delle difese europee, l’Efsf, il fondo salva-stati. Un colpo di avvertimento, da “AAA” a “AA+”, niente di ché, ma è bastato per far sbandare le linee del Vecchio Continente. Anche se la giornata si è chiusa con i mercati che hanno reagito senza scossoni al precedente taglio dei rating dell'area euro di venerdì scorso, il downgrade odierno degli americani ha portato un po’ di scompiglio tanto che il vertice a tre a Roma tra Sarkozy, Monti e Merkel è stato spostato a febbraio. Nel momento in cui la Grecia è totalmente in mano al “buon cuore” delle banche, nella difficile trattativa su quanti soldi possono perdere nella carneficina del debito, e il Portogallo sull’orlo della prossima “ellenizzazione”, l’Europa deve decidere entro la fine del mese cosa fare da grande. Per adesso lo scontro con i rating degli Usa è solo verbale. E c’è qualcuno che propone di dotarsi di un rating “autogestito”.

I punti sollevati dai “voti” sulla solvibilità mettono però il dito sulle piaghe: crescita, eurobond, dotazione di risorse del fondo salva-stati. E’ di questi temi che si dovrà parlare nella girandola di incontri, tutti ai massimi livelli, previsti da qui alla fine del mese. E' una corsa contro il tempo. Se il costo del finanziamento del debito dovesse sfuggire di mano sotto i colpi dei continui declassamenti l'Italia non ce la farebbe a reggere. E con lei anche Francia e Germania. Non a caso lo stesso presidente della Bce Mario Draghi poco prima che S&P comminasse il declassamento aveva detto che potrebbero essere necessari “contributi aggiuntivi da parte dei Paesi con la tripla A”. Un invito alla Germania a fare di più per l’Europa in una forma che somiglia ad una sorta di SOS. Anche il premier Mario Monti sembra muoversi sulla stessa lunghezza d’onda e chiede alla Germania di fare di più perché il debito possa continuare ad essere alla portata dei vari paesi. In una intervista al Financial Times, poi, afferma che l'analisi dell'agenzia di rating S&P cita lo stesso “fattore negativo” in Italia di cui parla lui sia a Roma che a Bruxelles, ovvero “le istituzioni e la politica europea”, non il suo governo.

Sconfessare l’Efsf è stato una specie di colpo da maestro perché è come avessero colpito i “serbatoi dell’acqua”. “La situazione è molto grave e non dobbiamo nascondere questo dato di fatto”, ha detto il governatore della Bce, Mario Draghi, intervenendo davanti alla Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo a Strasburgo, nella sua veste di presidente del Comitato europeo sul rischio sistemico. “La crescita e l'occupazione stanno diventando sempre di più gli obiettivi principali da perseguire, congiuntamente con il consolidamento fiscale, ha aggiunto il presidente della Bce ricordando di aver più volte detto che “crescita e stabilità fiscale si integrano, perchè non ci può essere stabilità senza crescita e non ci può essere crescita senza la sostenibilità dei conti pubblici”.

A parte questo, gli spread dei titoli di Stato dei Paesi sotto l'attacco della speculazione hanno chiuso in calo nei confronti dei Bund della Germania. Ancora debole invece l'euro che, guardando soprattutto alla crisi greca, rimane ai livelli più bassi degli ultimi 16 mesi. E forti tensioni si registrano sul Portogallo, cui S&P ha abbassato di due gradini il giudizio, relegando i suoi titoli nella categoria BB: fortissimo l'aumento dei rendimenti dei prodotti di Lisbona sul mercato dei bond.

Per le principali piazze azionarie europee, in una seduta caratterizzata anche dalla mancanza di dati macroeconomici rilevanti e dalla chiusura delle piazze Usa, è stata una giornata positiva, con Moody's che ha confermato la tripla A della Francia, nonostante la società di rating abbia avvertito che l'outlook su Parigi rimane sotto osservazione. In ogni caso la Francia ha collocato 1,9 miliardi di euro di titoli di Stato a breve con tassi in calo. Ma il test più attendibile ci sarà giovedì, quando andranno in asta Btan fino a 8 miliardi con scadenza 2014, 2015 e 2016. Nella stessa giornata occhi puntati anche sull'asta spagnola fino a un controvalore di 4,5 miliardi.Con la Bce che la scorsa settimana ha triplicato gli acquisti di titoli di Stato dell'area euro (molti italiani), portandoli a 3,77 miliardi dagli 1,1 miliardi dei sette giorni precedenti, gli spread dei Paesi sotto pressione sono comunque migliorati, con il premio di rendimento dei Btp italiani rispetto al Bund tedesco a 485 punti base sul finale degli scambi del mercato ufficiale.

Pochi insomma sembrano ormai credere alle società di rating, con il commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn che le ha definite “istituti di ricerca non imparziali, che hanno i loro interessi e svolgono il loro ruolo molto in linea con il capitalismo finanziario statunitense”. Ma Bruxelles deve ancora fare attenzione all'euro, con il cambio sul dollaro che viaggia a quota 1,26 anche in attesa che si sblocchi la situazione greca. I rappresentanti della troika si recheranno infatti venerdì ad Atene per definire i dettagli del secondo piano di aiuti al Paese ellenico. Il clima appare leggermente migliore rispetto a qualche giorno fa ma il tempo stringe: a marzo scadranno 15 miliardi di euro di aiuti e se Atene non ristruttura il suo debito entro tale data sarà difficile un nuovo salvataggio.

Fonte: controlacrisi.org



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