Il 42% dei rifiuti solidi urbani prodotti finisce ancora in discarica; la raccolta differenziata è ferma al 61,8% e quindi distante dagli obiettivi posti dalla Regione, con profonde differenze tra i territori. I costi per la raccolta sono in continuo aumento, con pesanti ripercussioni sulle tasche dei cittadini e saliranno ancora per gli extracosti dovuti ai conferimenti fuori Regione per le note vicende giudiziarie legate alla mala gestione delle aziende perugine. Eppure, la raccolta differenziata era stata presentata come modalità per ridurre i costi del servizio o almeno per non aumentarli e lo sforzo dei cittadini nella selezione e nei conferimenti è stato ed è tutt’ora notevole. Ma sembra tutto inutile: è ancora bassa la percentuale di raccolta differenziata e, soprattutto, quanto dei rifiuti selezionati va veramente al recupero e riciclo? Domanda rimasta senza risposta. Si continua a fare affidamento sulle cinque discariche presenti in Umbria, ma la loro capacità residua si sta esaurendo (la chiusura è prevista per il 2022) e l’Europa ha posto come obiettivo prioritario per tutti gli Stati dell’UE non più del 10% di rifiuti in discarica dal 2030. Quali soluzioni ha previsto allora la Regione dell’Umbria? Altra domanda senza risposta. Anzi, sembra di assistere alla produzione di un ulteriore rifiuto, come ha sottolineato Aldo Potenza nelle sue conclusioni: quello di rinunciare ad ogni seria pianificazione e programmazione del sistema di gestione e di chiusura del ciclo dei rifiuti.

Di questo e di altro si è discusso nell’incontro e confronto pubblico promosso dall’associazione “Socialismo XXI Secolo” insieme a “Perugia Civica” sabato 1 dicembre all’Istituto A. Capitini di Perugia, con Regione, AURI, ARPA Umbria, Università, Comitati, Associazioni, esperti del settore, cittadini e studenti di alcune classi dell’ultimo anno della scuola superiore. Relazioni, dati, analisi e riflessioni sono stati forniti dalla dr.ssa Alessandra Santucci dell’ARPA Umbria, dall’ing. Sandro Costantini della Regione Umbria, dal dr. Giuseppe Rossi direttore dell’AURI, dal prof. Aldo Ferrara Massari dell’Università degli Studi di Siena e dal prof. Andrea Presciutti dell’Universitas Mercatorum - CIRIAF. Di rilievo anche i contributi forniti da Marco Montanucci, portavoce del Comitato InceneritoriZERO, dall’avv. Valeria Passeri, vicepresidente del WWF di Perugia, da esperti e semplici cittadini. Infatti, è proprio sulle spalle e sulle tasche delle famiglie (sotto forma di continui aumenti della TARI) che continuano a scaricarsi le contraddizioni e le mancate scelte delle istituzioni sulla gestione dei rifiuti. Quindi, nel 2022, quando le attuali discariche saranno colme cosa decideranno Regione ed AURI? Aprire una nuova discarica da qualche parte o sperare che altre Regioni si rendano disponibili ad accogliere a caro prezzo i nostri rifiuti? E la normativa nazionale non aveva disposto in questo ambito l’autosufficienza da parte di ogni Regione?

E quali sono, poi, gli effetti prodotti come causa o concausa di malattie (anche le più gravi) dalle discariche, anche quelle chiuse da diversi anni? Illuminanti, al riguardo, i dati forniti dal prof. Ferrara Massari per i gas respiratori, i gas inerti, i gas tossici, il particolato, i metalli. La “terra dei fuochi” non è presente solo in Campania e tante sono le discariche abusive anche nei nostri territori.

Soluzioni esistono e sono state prospettate durante il convegno mediante il ricorso alle nuove tecnologie e alle buone pratiche: dalla riduzione dei quantitativi dei rifiuti prodotti e l’introduzione della tariffa puntuale (pago per i rifiuti che produco non per i mq. della mia abitazione); al riuso da parte di altri di quanto non mi serve più (economia circolare); al riciclo e reimpiego del mio rifiuto in termini di carta, plastica, vetro, compost, metalli; al recupero dei rifiuti convertendoli in energia attraverso le tecnologie più avanzate e meno inquinanti. E il prof. Presciutti ha presentato le diverse esperienze presenti nel panorama europeo ed extraeuropeo: co-combustione, gassificazione, pirolisi, incenerimento con Torce al Plasma. E senza prendere a modello l’impianto recentemente realizzato a Copenaghen, con tanto di pista di sci, anche in Italia si stanno sperimentando sistemi che producono energia pulita ad elevato recupero energetico, evitando la produzione di ceneri e trasformazione dei residui incombustibili in scorie vetrificate. Quindi, il messaggio finale del convegno è che le istituzioni (Regione, AURI, Comuni) si assumano le proprie responsabilità decidendo ora sulla chiusura del ciclo dei rifiuti in Umbria. Non è più tollerabile che si scarichino sulle famiglie i costi della non politica e sulle generazioni future le conseguenze economiche, sociali e sanitarie delle mancate scelte nella gestione dei rifiuti.

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