PERUGIA – Si è svolta questa mattina la presentazione ufficiale del nuovo coach della Sir Safety Susa Perugia Angelo Lorenzetti.

Carriera infinita quella di Lorenzetti, nato a Fano 59 anni fa. Una carriera iniziata nel lontano 1988 con le giovanili proprio di Fano, una carriera vissuta principalmente in serie A (23 stagioni, due in A2 e ventuno nella massima serie, da capo allenatore, in rigoroso ordine temporale, tra Fano, Padova, Modena, Verona, Piacenza, ancora Modena e Trento) e con una parte dedicata anche alla guida ed alla crescita tecnica delle nazionali azzurre maschili prejuniores e juniores (dal 1992 al 1999 e dal 2004 al 2006). Una carriera costellata di vittorie con una bacheca dove brillano 4 Scudetti, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane, 1 Mondiale per Club, 1 Coppa Cev ed 1 Coppa Italia di serie A2 oltre a 4 premi di miglior allenatore di Superlega nel 2008, 2009, 2016 e 2017.  

Di fronte agli organi di informazione ed affiancato dal numero uno societario Gino Sirci, dal direttore sportivo Goran Vujevic e dal direttore generale Bino Rizzuto, Lorenzetti ha parlato della sua nuova avventura bianconera e risposto alle domande dei cronisti locali con la sua riconosciuta oratoria e competenza.

“Sono felice e grato di essere qui - ha affermato coach Lorenzetti -, dell’opportunità di grande valore che mi viene offerta a Perugia e della bellissima accoglienza che ho ricevuto. Mi piacerebbe che la mia squadra fosse una squadra all’attacco, una squadra capace di occupare in maniera importante il centro della rete nel sideout e che sappia sfruttare le caratteristiche dei propri battitori per produrre poi una fase break importante. Mi piacerebbe una squadra che, comunque sia andato il punto precedente, abbia la voglia di unirsi in un abbraccio per essere carica e pronta per il punto successivo. Ci aspetta una stagione difficile ed un campionato che oramai è diventato ultra competitivo, dove l’equilibrio la fa da padrone. Un campionato che, proprio per questi motivi, inizia da oggi. Oggi la palla non vola, volano le parole e bisogna utilizzarle nel modo giusto. C’è sicuramente la volontà di essere protagonisti, non bisogna nascondersi. Ma dare valore ai grandi avversari che abbiamo non va a sminuire il nostro di valore, serve invece a rendere l’ambiente consapevole del livello che andremo ad affrontare e della necessità di battagliare palla su palla ogni partita. Se ho qualche segreto? Le etichette è sempre difficile metterle. In questo momento grazie ai ragazzi di Trento sono l’ultimo allenatore vincitore, da domani come è giusto nello sport si torna tutti sullo 0 a 0 e si riparte. Nelle mie esperienze non so se ho dato qualcosa in più alle mie squadre, so invece che le società mi hanno sempre messo a disposizione belle, buone e a volte ottime squadre e con i giocatori bravi è più facile lavorare. Io ci metto la mia passione, la mia competenza fin dove arriva e la voglia di lavorare ed imbastire relazioni di lavoro e di squadra importanti perché è vero che sono importanti i campioni, ma le relazioni contano come e quanto un grande giocatore. Su questo aspetto voglio spendermi al massimo perché sono convinto che sia quell’elemento che, nei momenti di difficoltà che si saranno, possa farci uscire prima possibile. Di squadre brave che ne sono tante e la squadra forte non è quella che non entra mai in crisi, ma quella che ne esce prima possibile facendolo certamente con questioni di carattere tecnico, ma anche perché è un gruppo di persone coeso, che lavora, capace anche di entrare in un conflitto produttivo. Per questo dal primo giorno bisognerà costruire relazioni importanti”.
 

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