PERUGIA - Sulle riforme per l’Umbria “il Partito Democratico ha portato avanti un percorso politico lungo e partecipato, che ha visto il coinvolgimento nella discussione di livelli istituzionali e sociali e dei territori, con l’obiettivo di valutare le modalità con cui le istituzioni riescono a essere efficaci ed efficienti e tenendo a riferimento l’opportunità di procedere a una semplificazione complessiva e generale per rilanciare la governance regionale”. Lo ha sottolineato Lamberto Bottini, Segretario Regionale del Pd Umbria, intervenendo questa mattina, con Antonello Chianella e Paolo Baiardini, alla conferenza stampa di presentazione del Documento del Pd sulle riforme per l’Umbria, discusso ieri in Direzione Regionale.

Secondo Bottini, muove la definizione della Riforma Endoregionale “la necessità di ricollocare le funzioni sui livelli elettivi, di portate i servizi vicini al cittadino, di rendere l’Umbria più coesa e competitiva, producendo risparmi sul versante pubblico, rispondendo alle nuove esigenze del privato e accompagnando l’uscita dalla crisi”. In questo contesto, “sussidiarietà, adeguatezza, semplificazione, differenziazione, efficienza devono essere il riferimento per una migliore tenuta dell’Umbria e ci poniamo l’obiettivo di affrontare chi fa che cosa in un Paese come il nostro, in cui il groviglio burocratico è spesso un freno alla crescita”. “Il motore politico della riforma – ancora Bottini - non è soltanto il risparmio ma una diversa esigenza di allocazione di funzioni, poiché è cambiato lo scenario di riferimento, in un processo dove il pubblico è sempre più chiamato ad un ruolo di regia e il privato sempre più a fare le cose.

Si sta passando o si è passati da una fase in cui i Comuni cercavano di accaparrarsi risorse per realizzare cose ed erogare servizi e mantenerli, in una specie di concorrenza anche con i Comuni vicini, ad una fase dove il vicino è un partner e non un competitor e questo invita a superare anche la storica difficoltà dei Comuni a mettersi insieme”. L’orizzonte è “una regione all’avanguardia, innovativa”. Via libera, allora, al superamento delle Comunità Montane con l’istituzione di un’unica Agenzia regionale, che costituisca un’esperienza a tempo e non entri in concorrenza con gli operatori di mercato. Salvaguardando il lavoro ma prevedendo il blocco del turn over e incentivi all’uscita. Sì al superamento degli Ati con la creazione di un unico ambito regionale per il servizio idrico e di un unico ambito per i rifiuti, nella convinzione che “semplificare può garantire le migliori condizioni perché anche i soggetti gestori possano entrare in sinergia tra loro”.

E sui consorzi: posto che “dobbiamo aumentare efficacia e semplificazione e che l’idea in verifica è la riduzione a uno, riteniamo opportuno che laddove c’è un positivo rapporto tra istituzioni locali, territori e consorzi se ne tenga conto”. “Si può, dunque, pensare - secondo Bottini - all’opportunità di spostare le funzioni pubbliche sui Comuni che poi autonomamente possono decidere se delegarle ai consorzi”. “Siamo anche per il superamento delle tariffe minime”. Più che positivamente viene, inoltre, valutata la costituzione delle Unioni dei Comuni, sulla base degli ambiti sociali, per lo svolgimento delle funzioni delegate. “Per quanto riguarda i servizi di area vasta – ancora Bottini – per ora facciamo riferimento alle Province”.

L’assetto complessivo della riforma dovrà, infine, tenere in debita considerazione la necessità che le risorse a disposizione siano in rapporto alle funzioni e che dovrà essere dato opportuno risalto alla fase concertativa. I risparmi? “In prospettiva avremo risparmi molto importanti”. Parola di Bottini, che sottolinea, ad esempio, come l’attuale assetto delle Comunità Montane produca una spesa complessiva per funzioni, personale e lavori di non meno di 100 milioni di euro.
Da qui a breve la discussione si sposterà sul tema sanità. “Faremo lo stesso percorso di partecipazione e coinvolgimento”, assicura Bottini. E per quanto riguarda le priorità “è evidente che bisogna evitare le duplicazioni, ragionare sulla rete di emergenza, lavorare sulla razionalizzazione di personale e servizi”. “Non può rimanere fuori dal ragionamento, ovviamente, l’architettura del Sistema Sanitario Regionale”, ma in questo senso “la riflessione è aperta”.
 

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