Gli studenti universitari di Medicina e Scienze Politiche del Polo ternano fanno nuovamente parlare dei problemi che riguardano le loro Facoltà, ma non solo. Dietro a questioni specifiche c'è in ballo il futuro dell'Università nell'Umbria meridionale. Non è questione di campanile, perché lo sviluppo sostenibile di un territorio colpito dalla crisi passa anche attraverso la crescita di conoscenze e di competenze tecniche di buon livello.
C'è stata la stagione dei piccoli atenei municipali, mossa dalla ricerca del consenso facile, ma non è la storia di Terni, dove l'Università esisteva già da tempo. La nuova legislazione nazionale e la cosiddetta razionalizzazione delle risorse rischia, così, di cancellare due volte il mondo universitario: come memoria e come prospettiva.

La nuova sede di Medicina deve aprire quanto prima, per molti validi motivi. Perché è stata realizzata con soldi pubblici, in gran parte delle Istituzioni Locali, e con il sostegno dei risparmiatori tramite la Fondazione CARIT, perché è dotata della strumentazione necessaria e perché può garantire a tutti gli studenti, compresi quelli di Scienze Infermieristiche, di trovare un unico, idoneo spazio di studio e di formazione. Diversa è la situazione di Scienze Politiche che nel corso del tempo ha mostrato l'importanza di un corso che permetta di leggere come cambia la società e che invece, nella triste lotteria dei corsi da cancellare e da mantenere, sembra abbia perso.

Tutti quelli che scendono in piazza oggi e quanti lo hanno fatto negli anni passati pongono la stessa domanda: l'Università di Perugia crede nel Polo Scientifico e Didattico di Terni?
Una realtà, quella del Polo ternano, per la quale le Istituzioni Locali hanno destinato ingenti risorse per sedi, servizi e attivazione di Dottorati di Ricerca. Il 2012 è l'anno del rinnovo dell'incarico del Rettore: sarebbe interessante sentire anche la voce di chi intende proporsi alla successione nonché del resto della comunità scientifica ternana e perugina.

Circolo Sel di Terni

 

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