Flai Cgil e Uila Uil Umbria proclamano lo sciopero della categoria per giovedì 16 dicembre - “Basta all’arroganza del governo. Scendiamo in piazza per avere risposte alle nostre istanze”

(AVInews) – Perugia, 13 dic. – “Diciamo basta all’arroganza del Governo che non ascolta la voce dei rappresentanti dei lavoratori e scendiamo in piazza per avere risposte alle nostre istanze. Aderiamo allo sciopero generale nazionale proclamato da Cgil e Uil e proclamiamo, per giovedì 16 dicembre, uno sciopero di otto ore per la categoria dei lavoratori agroalimentari”. È quanto annunciano i segretari generali regionali di Flai Cgil Michele Greco e Uila Uil Daniele Marcaccioli.

Diseguaglianze aggravate. “La pandemia, da cui si sta uscendo con difficoltà, - spiegano Greco e Marcaccioli – ha esasperato e reso esplosive le storiche contraddizioni sociali del nostro paese, aggravando le disuguaglianze sociali, la disoccupazione e le sacche di povertà. Se grande era l’aspettativa dei lavoratori italiani che i sostegni economici europei promossi per sanare i mali acuiti da questa pandemia potessero aprire a un nuovo futuro di crescita, sviluppo ed equità sociale, altrettanto grande è la delusione generale per i decreti governativi che non rispondono alle aspettative”.

Manovra fiscale del Governo deludente. “Il sindacato confederale – proseguono i due segretari –, attraverso le pressioni e le mobilitazioni degli ultimi mesi, è riuscito solo in parte a modificare i provvedimenti del Governo, è riuscito a ottenere una parziale riforma degli ammortizzatori sociali e l’aumento della spesa per la sanità pubblica. La manovra fiscale proposta dal Governo resta comunque assolutamente deludente in quanto non incrementa le detrazioni fiscali e propone una revisione delle aliquote che penalizza tanti lavoratori e pensionati con reddito più basso, favorendo invece i redditi più alti; a questo si aggiunga che poco si è fatto per contrastare l’evasione fiscale. Sulle pensioni mancano le risposte positive da parte del Governo alle richieste del sindacato che da tempi sostiene che 41 anni di contributi o i 62 anni di età siano ampiamente sufficienti per accedere alla pensione e questo anche per favorire l’ingresso di giovani lavoratori, non ci sono nemmeno aperture per un ampliamento del pensionamento agevolato ad altre categorie disagiate e per i lavori gravosi. Da parte del Governo mancano proposte credibili su tanti nodi sociali del paese, quali le politiche industriali, il contrasto alle delocalizzazioni, l’incremento dell’occupazione stabile, il contrasto alla precarietà del lavoro, soprattutto dei giovani e delle donne, il sostegno alla non autosufficienza. Rimane inaccettabile l’interlocuzione del Governo nei confronti dei sindacati confederali ai cui vengono solamente comunicate le decisioni già prese, senza essere minimamente coinvolti nei progetti per l’utilizzo delle risorse europee del Pnrr. È così che viene pregiudicata la tutela di milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno pagato e continuano a pagare un prezzo altissimo, aggravato dalla crisi pandemica e viene a mancare la possibilità di costruire un futuro diverso di sviluppo per l’economia italiana”.
 

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