Il congresso confederale svoltosi a Montesilvano nei giorni 7-8-9 giugno 2013, dopo aver valutato lo stato dell’organizzazione e del progetto sindacale avviato tre anni fa con la costituzione di USB, assume e fa propri il documento congressuale che ha disegnato la strategia per i prossimi anni, la relazione introduttiva e le conclusioni.

Gli oltre 400 delegati, espressione dei congressi dei settori pubblico e privato, dopo aver valutato la profondità della crisi sistemica del modello capitalistico e preso atto che il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di dipendenti pubblici e privati, precari e disoccupati, migranti e atipici, donne e uomini, è una scelta strategica che l’UE, il governo e il padronato italiani utilizzano per scaricare il peso e i costi della crisi economica sui settori sociali del mondo del lavoro e del non lavoro e ricostituire il saggio di profitto, hanno confermato la scelta della costruzione del sindacato generale confederale come unica possibilità di risposta in un contesto in cui si evidenzia la mancanza di quell'effervescenza sociale che in altri paesi ha dato luogo a possenti movimenti di massa.

Il settore del lavoro privato che vive direttamente e senza mediazioni la profondità dell’attacco sistematico alla condizione dei lavoratori, è in grande crescita organizzativa e, nonostante la repressione sempre più sistematica, sta stabilizzando il proprio assetto organizzativo dando vita ai settori nazionali, anche per migliorare la capacità di risposta all’attacco alla contrattazione nazionale e alla frammentazione delle categorie. L’accordo del 31 maggio che aggiunge alla repressione padronale e poliziesca, la blindatura dei diritti democratici dei lavoratori, elevando a sistema il modello FIAT necessita di una risposta al più alto livello possibile e di una conflittualità di contrasto diffusa e radicata nei luoghi di lavoro.

Il pubblico impiego, sottoposto a profonda ristrutturazione, all’attacco al salario e al contratto, rompe l'isolamento dando vita a lotte in difesa e per la riqualificazione della pubblica amministrazione come soggetto erogatore di servizi pubblici e welfare, a favore dei settori più deboli della società. La capacità di legare la vertenzialità di settore o di posto di lavoro alla funzione sociale svolta è l’elemento che rafforza il ruolo dei dipendenti pubblici e dell’organizzazione sindacale.

Dagli interventi dei delegati è emersa con forza la necessità di affiancare alla lotta quotidiana che organizziamo nei posti di lavoro la lotta fuori da questi, perseguendo e costruendo quella confederalità sociale che coniuga i temi più tipici del lavoro “tradizionale” - salario, orario, etc. - con la necessità di ricostruire una connessione con i bisogni che la crisi acuisce a livello sociale:
dalla lotta per il diritto all'abitare ai servizi pubblici, ai beni comuni, un tutt'uno con la mobilitazione per rivendicare maggiori diritti e migliori condizioni di vita per tutti gli espulsi dal lavoro, per i/le precari/e per i senza casa, migranti e per tutte le povertà vecchie e nuove dando luogo ad un processo di ricomposizione sociale.

Il congresso unendo queste realtà affida al progetto confederale il ruolo di strumento di aggregazione sociale, di lotta e di ricostruzione di una soggettività sociale persa in anni di arretramento imposto dalle scelte di cgil cisl uil per la loro subalternità alle logiche imposte dal capitale.

Il dibattito è stato intenso e estremamente coinvolgente anche sul piano emotivo traendo forza proprio dalla denuncia delle difficoltà come anche dai risultati positivi che abbiamo conseguito in tante situazioni pubbliche e private.

La presenza e la testimonianza di delegazioni sindacali di Francia, Portogallo, Paesi Baschi, Cipro e Grecia hanno da una parte confermato l’unicità della politica europea nei paesi del sud, dall’altra la necessità di unità e azione comune con le realtà sindacali di altri paesi. Non siamo soli a contrastare le politiche sociali e del lavoro europee, ma siamo, sempre più, parte di un movimento europeo di opposizione sociale che si pone il problema del futuro dei nostri paesi.

Per rendere operativo il progetto si propongono campagne nazionali di intervento sindacale che traducano nella pratica sindacale la confederalità come elemento di strategia sociale in risposta alla crisi. Le campagne nazionali proposte sono:

LIBERTA’ E DEMOCRAZIA PER LE LAVORATRICI E I LAVORATORI NEI LUOGHI DI LAVORO. Una campagna di informazione e di mobilitazione contro l’accordo del 31 maggio contrapponendo al golpe sindacale anche una proposta di legge di iniziativa popolare che garantisca a tutti la libertà di associazione a la possibilità di esercitarla nei fatti e nei luoghi di lavoro avviando da subito una forte mobilitazione nei luoghi di lavoro e non solo, mirata a contrastare l'accordo fascista che nega la democrazia ed i diritti sindacali e ad accumulare forze ricercando convergenze con quanti siano disponibili insieme a noi a sostenere questa battaglia. A tal fine si propone una prima forte iniziativa pubblica e di massa da realizzarsi entro la prima decade di luglio.

OCCUPAZIONE. Per il diritto al lavoro senza aggettivi, stabile con garanzie contrattuali, salariali e normative. Una battaglia sociale di ampio respiro che rimetta il lavoro al centro dell’attenzione e del’interesse sociale.

ORARIO DI LAVORO E CONTRATTI. Per un orario di lavoro certo e sicuro con la sua riduzione a parità di salario e contrattualmente garantito.

CASA, REDDITO, SANITA’, ISTRUZIONE. Per un riconoscimento sociale del diritto all’abitare e al reddito, alla salute e alla scuola pubblica.

PENSIONI. Una battaglia che impedisca l’erosione delle pensioni erogate e liberi dai lavori forzati imposti con il prolungamento dell’età pensionabile a pensione ridotta. Riduzione dell’età pensionabile e rivalutazione delle pensioni erogate sono una condizione imprescindibile per liberare posti di lavoro.

A sostegno di queste campagne USB lavorerà alla costruzione di un vero sciopero generale e sociale per il prossimo autunno.

L’assemblea congressuale ha provveduto ad eleggere gli organismi statutari.

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