La Cgil ha reso noti i risultati della consultazione dei lavoratori sull’Accordo del 28 giugno e sull’Intesa applicativa. Il “sì” ha sfiorato l’80% dei voti validi tra gli iscritti all’organizzazione sindacale.

"E' andata in scena la farsa della democrazia", commenta Gianni Rinaldini, coordinatore dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”. Tre i motivi di base per i quali la consultazione non ha nessun valore: Perché non è stata la consultazione vincolante prevista dallo Statuto (la Cgil, infatti, ha già sottoscritto il testo dell’accordo con Cisl, Uil e Confindustria, "e non si capisce quale vincolo possa esprimere il singolo lavoratore, cui il Direttivo con un voto a maggioranza ha cancellato il diritto ad esprimersi prima che l’Organizzazione firmi un accordo";

secondo, perché le assemblee non sono state programmate "secondo criteri unificanti e certificabili di trasparenza:a totale discrezione dei gruppi dirigenti chi, dove, come e quando consultare";

terzo "perché non ci risulta che sia né partita né arrivata una campagna di assemblee".

"In sintesi, per come si è svolta questa consultazione non è possibile nessuna verifica dei votanti e dei voti espressi", prosegue Rinaldini.

Inoltre, “La Cgil che vogliamo” esprime un motivo di incertezza rispetto alla stessa lettura dei risultati. C’è infatti un nodo “politico” da sciogliere rispetto al combinato disposto tra accordo del 28 giugno e l’articolo 8 del ministro “pro-Fiat” Maurizio Sacconi. "Per cosa avrebbero votato i lavoratori iscritti? – sottolinea Rinaldini -. La Cgil ha sostenuto che con la doppia sottoscrizione, dell’ Accordo e dell’ Intesa, risulta annullato l’articolo 8 della manovra di bilancio. Tutti gli altri firmatari, Confindustria in testa, sostengono l’esatto contrario, vale a dire che l’Accordo del 28 giugno e l’art.8 sono perfettamente integrabili e le imprese hanno a disposizione l’uno e l’altro. Non ci risulta che la Cgil abbia chiesto un opportuno e doveroso chiarimento agli altri firmatari".

Fonte: controlacrisi.org



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