di Stefano Vinti // associazione culturale Umbrialeft

Perugia, 6 aprile - Il 28 marzo ha avuto luogo un importante sciopero dei lavoratori della logistica, con una adesione, in Umbria, pressoché del 100%.

Uno sciopero riuscito oltre ogni aspettativa più ottimistica, in un settore diventato strategico per il sistema produttivo ed economico.

I lavoratori della logistica in Umbria sono 10 mila e lottano per il rinnovo del contratto scaduto da 15 mesi, ponendo al centro delle loro rivendicazioni proposte di buon senso, come la stabilizzazione del troppo personale precario e aumenti salariali adeguati alla moltiplicazione vertiginosa dei profitti aziendali di questo ultimo anno, derivanti dall’aumento impietoso della domanda dei servizi del settore spedizioni, merci e logistica.

Uno sciopero riuscito in Umbria che non ha avuto nessun riferimento nella politica, né prima, né durante, né dopo, né da parte del PD, né del M5S, né da parte delle micro formazioni politiche della sinistra.

Si conferma “il misconoscimento del conflitto di classe, che è precisamente ciò che caratterizza l’intera politica in questa fase in tutta Europa e in Italia in particolare”. (F. Bertinotti in ‘alternative per il socialismo’ n.59).

Ecco il punto, il conflitto sociale, specialmente in questa fase di pandemia, è spogliato di ogni portata politica, al massimo è accompagnato da una paternalistica comprensione degli interessi lesi di qualche settore economico, quando si manifesta.

Sempre citando Bertinotti:” La lotta di classe reale resta orfana e la politica, in tutte le sue istituzioni, resta priva di una qualsiasi capacità critica dell’esistente. Quando da più parti si lamenta la scomparsa della politica, della contesa tra destra e sinistra si dovrebbe risalire a questa causa prima. Le conseguenze davvero demolitrici della politica e della democrazia, si misurano quotidianamente nella vita sociale delle persone e delle comunità, nel rapporto tra il paese reale e il paese ufficiale, tra il governo del paese, l’economia e la società”.

Anche lo sciopero del 28 marzo della logistica in Umbria, dimostra che i conflitti ci sono e nascono dalle contraddizioni nel corpo della nostra società regionale, che non per niente pacificata.

Ci sono i rinnovi dei contratti di lavoro, ci sono le lotte più antiche e drammatiche, quelle della difesa del posto di lavoro nella fabbrica, c’è lo sciopero (anche questo riuscito) dei riders, dei lavoratori di Amazon che rivendicano diritti già acquisiti dal lavoro negli anni ‘60 del secolo scorso.

Quello che manca sono le connessioni tra le lotte, tra i conflitti, mancano i ponti e le relazioni dei soggetti sociali animatori dei vari conflitti.

Questa patologia in Umbria è particolarmente acuta per la rimozione totale del problema stesso di tutte le gradazioni politiche di sinistra.

Quindi, ricostruire una ‘nuova sinistra’ in Italia e in Umbria fondata sui vecchi e i moderni conflitti sociali, innanzitutto, è l’urgenza, e ricostruirla attraverso un percorso ‘costituente’ a tutti i livelli.

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