PERUGIA - “Il calo degli incidenti sul lavoro denunciati, così come quello degli infortuni mortali in Italia e in Umbria è sicuramente una buona notizia, ma i numeri vanno sempre letti con attenzione, senza trascurare nessun elemento”. La Cgil e l'Inca Cgil dell'Umbria commentano così i dati presentati ieri, lunedì 26 settembre, dall'Inail regionale nel suo rapporto annuale.

Dati che dicono di una riduzione importante degli incidenti denunciati nel 2010 nella nostra regione: 14.872 contro i 15.291 del 2009 (-2.7%); 16 gli incidenti con esiti mortali, contro i 17 dell'anno precedente (-5.9%). In lieve calo anche gli infortuni a lavoratori stranieri: 2.521 quelli denunciati nel 2010 contro i 2.639 dell'anno precedente (-4.5%). Al contrario, però, aumentano i morti di lavoro tra i lavoratori stranieri: 4 nel 2010 contro i 3 del 2009 e del 2008.

Nella lettura di questi dati – osservano Franca Gasparri, coordinatrice regionale dell'Inca Cgil Umbria e Vasco Cajarelli, segretario regionale Cgil – è necessario tenere ben presenti almeno tre fattori. Il primo è che il 'campione' su cui l'Inail effettua la sua rilevazione, ovvero il mondo del lavoro (peraltro non tutto, infatti molte tipologie di lavoratori, come poliziotti e vigili del fuoco, non sono assicurati Inail) si è ristretto a causa delle ingenti fuoriscite di lavoratori espulsi durante la crisi. Inoltre – proseguono Gasparri e Cajarelli – va tenuto presente anche il pesante ricorso alla cassa integrazione, particolarmente accentuato nella nostra regione”. Al tempo stesso, il fenomeno infortunistico – denunciano ancora Cgil e Inca – è sempre più spesso concentrato su determinate fasce di lavoratori, quelli meno tutelati come immigrati (colpiti con un rapporto di 1/6 contro l'1/17 degli italiani), precari, apprendisti e lavoratori scarsamente formati.

Terzo elemento non trascurabile, secondo sindacato e patronato, è quello del sempre più consitente impatto del lavoro nero. “Come sottolineato giustamente dal presidente dell'Inail Umbria, Tullio Gualtieri – osservano ancora Gasparri e Cajarelli – in Italia secondo l'ultima rilevazione Istat lavorano in nero circa 3 milioni di persone, tra le quali si verificano circa 175mila infortuni all'anno, tutti casi che, naturalmente, non rientrano nelle statistiche”.

A maggior ragione, osservano ancora Gasparri e Cajarelli, assume grande valore l'impegno delle amministrazioni locali, ribadito anche dal presidente Anci Umbria, Wladimiro Boccali, nella lotta contro il sommerso, per far emergere questo vasto universo di lavoratori senza tutela.

 

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