di bnc

PERUGIA - C'è una questione morale nel Partito Democratico dell'Umbria? La domanda era stata sollevata dalla segreteria regionale dell'Italia dei Valori dopo il caso-sanitopoli (indagati Riommi, Barberini, Rosi e altri esponenti vicini al Pd di Foligno) e dopo gli eventi valentiniani finiti sotto inchiesta con tanto di avviso di garanzia per peculato nei confronti del presidente del consiglio regionale, Eros Brega. Il sasso tirato nello stagno dall'Idv ha provocato una secca smentita da parte del gruppo regionale del Pd.

“In Umbria non esiste una questione morale - ha scritto in una nota il portavoce del gruppo regionale -  ma solo singoli e circostanziati episodi che devono essere velocemente chiariti. Aspetti che non vanno né minimizzati né sottovalutati, ma rispetto ai quali s'intende tenere fede ai principi di presunzione d'innocenza e di garantismo che valgono sia a Roma che nella nostra Regione e che possono essere smentiti solo dalla stessa magistratura”.

Il Partito democratico dell'Umbria, in una riunione tenutasi nella serata di ieri a cui hanno preso parte i componenti della segreteria e del gruppo consiliare regionale, ha preso in esame – ad un anno dall'inizio della legislatura – i diversi aspetti relativi all'azione politico-amministrativa della Regione, alla reintegrazione della Giunta con un nuovo assessore alla sanità e alle indagini che hanno recentemente coinvolto alcuni esponenti del Pd a livello regionale.

Rispetto a quest'ultimo argomento la segreteria e il gruppo consiliare ribadiscono “il principio della presunzione d'innocenza per le persone coinvolte, facendo appello alla magistratura inquirente, a cui si ribadisce piena fiducia, per una rapida conclusione delle indagini: tempi brevi – spiegano – che sono quanto mai utili per mettere al riparo le Istituzioni da ogni forma di potenziale condizionamento. Questa esigenza deve essere avvertita in primo luogo anche da coloro che sono coinvolti a diverso titolo nelle indagini”.

 

 

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