Di Ciuenlai - Da oggi nessuno sportello dell’anagrafe accetterebbe la richiesta di certificato di esistenza in vita per il Pd umbro. Siamo alla sindrome da Pasok. Dopo il secondo e tremendo 5 a zero (il primo nei collegi alle politiche il secondo ai ballottaggi di domenica) si può solo scomodare il poeta “ei fu siccome immobile , dato il mortal sospiro..”. Non è il 5 ma il 26 maggio , però il senso è quello.

La prova sostenuta in questi 15 giorni era per il Pd più di quella del nove. C’erano, infatti, da verificare tre piccole immense cosette :

1) Riuscire a fermare l’emorragia di comuni ex rossi verso il centrodestra;
2) Riprendere uno dei capoluoghi, Perugia;
3) Riconquistare alcuni municipi dove la sinistra era grande maggioranza, perduti in questi 10 anni, per produrre o almeno iniziare una inversione di tendenza;

Il risultato è stata “una bifera” (locuzione perugina che indica una sconfitta totale).  Altri feudi rossi e comuni amministrati dal centrosinistra come  Città Della Pieve. Tuoro, Marsciano, Orvieto, Foligno, San Gemini, Acquasparta , Citerna eccetera, eccetera  (si c’è pure l’eccetera) sono andati al centrodestra, spesso con percentuali bulgare. A Perugia ha rivinto Romizi con numeri da far invidia al primo Locchi.  Bastia , Montefalco e Torgiano, per la terza consiliatura consecutiva, sono rimaste in mano della destra , dimostrando un robusto radicamento del voto “bianconero”, anche a livello locale.

Ma quello che più emerge è l’assoluto disprezzo politico dell’elettorato verso il Partito Democratico e i suoi candidati. Quelli che una volta riempivano le urne di schede rosse, oggi votano di tutto. Dai 5 stelle, alla Lega, dalle civiche, all’altra sinistra (come a Gubbio), piuttosto che dare il loro consenso al Pd.

Quel simbolo, applicato alla maggioranza dei loro aspiranti sindaci, è stato come una condanna a morte.   Inutile nascondersi sotto le vesti di falsi civici come a Perugia o a personaggi della cosiddetta società civile come a Foligno. Inutile tentare di competere con candidati di partito come ad Orvieto e a Marsciano.  Inutile. Niente ha potuto fermare la messa in onda di una  specie di “vade retro satana” di massa, applicato ai democratici locali. Gente che non ha capito, non è in grado di capire o continua incredibilmente a non capire, che Il giocattolo si è rotto da tempo e che toccava a loro accomodarlo.

Ma se lasci passare una quindicina di anni senza cercare di comprendere cosa e dove si era rovinato, per tentare, anche solo una minima opera di manutenzione , poi non ti resta che un’unica soluzione : buttarlo nella spazzatura. La fase è questa. Qui, ormai,  non si tratta di cambiare un commissario, un segretario, un gruppo dirigente. Quelli sono stati già rottamati dagli elettori. La sinistra è chiamata ad una nuova, lunga,  lunghissima marcia per ricostruire un progetto, un partito, una classe dirigente.

Attenzione però;  La sinistra, senza altri appellativi. Perché a forza di andare oltre, di “ma anche” e di continue rivalutazioni delle idee della concorrenza, è diventata uguale alla concorrenza, anzi peggio.  E il guaio è che ormai  la gente l’ha capito !

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