di Frida Nacinovich

Un film di cui sai già la fine. Lo guardi lo stesso, sperando nel miracolo di un esito diverso, anche se fai professione di laicità da una vita. Ma le elezioni politiche del 25 settembre non sono come “C’era una volta a Hollywood”, dove il genio di Quentin Tarantino lascia vivere Sharon Tate perché gli assassini sbagliano la villa dove fare irruzione. Invece qui da noi vincono Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia, come si sapeva da inizio agosto. Quella che diventerà la prima presidente del Consiglio donna vampirizza l’ex re del Papeete, il leghista Matteo Salvini, e solo l’eterno Silvio Berlusconi come Rambo VII o Rocky VIII dimostra una resilienza a prova di ebola, altro che covid.

Gli esperti di flussi elettorali raccontano che le destre hanno preso gli stessi voti del 2018, né più né meno. È dall’altra parte che si consumano drammi politici. Soprattutto uno, quello del Pd, che dopo aver scelto di sacrificare i Cinque stelle sull’altare di Calenda (e Renzi) si ritrova contro gli uni e gli altri. Un avversario al centro, da sempre luogo politico privilegiato dal partito disegnato da Walter Veltroni, e una spina nel fianco a sinistra, dove lucidamente si è piazzato l’avvocato del popolo Giuseppe Conte, vedendo la prateria lasciata libera dagli eredi degeneri del Migliore Togliatti e di Enrico (quanto ci manchi) Berlinguer.

Il resto è cronaca di questi giorni, con la sorella d’Italia che studia da lady di ferro, Salvini processato dai suoi, e nonno Silvio che a ottantasei anni si propone come padre nobile della coalizione (e lo è, l’ha inventata lui) e ago della bilancia. Dall’altra parte più di un problema. Con il Pd che, se strizza l’occhio ai Cinque stelle chiude per sempre con il dinamico duo Calenda Renzi, se invece prova a ricucire con il Pariolino e il Bomba lascia un continente intero al nuovo corso progressista della creatura di Beppe Grillo. Che non userà mai la parola sinistra, perché di sinistra non è, ma intanto si è preso un 15,5% che è più o meno il risultato delle europee 2019, dopo l’ubriacatura delle politiche 2018. Ne esce fuori un quadro naïf, di quelli che fanno la gioia dei critici d’arte, perché puoi dirne tutto e il contrario di tutto.

Ad esempio che l’Italia è saldamente di destra, quando il risultato del voto e un’astensione disperata e sempre più grande, dicono il contrario. Rosatellum, rosatellum canaglia. Colpa di una legge elettorale partorita da un autentico genio del crimine politico. Che ora se la ride, dopo essere rientrato in Parlamento facendo presente al socio Carlo Calenda che la loro strana coppia ha raggiunto i migliori risultati a Milano e a Firenze. Lì dove Italia viva ha le sue roccaforti.

Al suo fianco Ettore Rosato ride di gusto, Enrico Letta, Dario Franceschini e Lorenzo Guerrini molto meno.

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