Il reddito è in flessione ininterrotta dal 2008 e, a causa della crisi, ogni famiglia ha registrato in media una riduzione del proprio potere d'acquisto di oltre 3.400 euro. La dimensione della crisi è  tale che, per tornare alle dinamiche di crescita precedenti, bisognerebbe aspettare il 2036. E' quanto afferma lo rileva uno studio condotto da Confcommercio con il Centro Europa ricerche.

Tra l'altro, tocca il massimo storico, quest'anno, il numero di giorni di lavoro necessari per pagare tasse, imposte e contributi. Nel 2013 ne occorrono in media 162, contro i 139 del 1990 e i 150 del 2000. Secondo lo stidio, la media italiana è ben più alta di quella europea ferma a quota 130. 

"Un inasprimento - rileva Confcommercio che tiene oggi (12 giugno) la sua assemblea - che aggredisce un monte redditi già declinante, contribuendo così sia a comprimere la domanda aggregata, sia a scoraggiare l'offerta di lavoro". Secondo la ricerca, "la complessità del sistema di prelievo costituisce un ulteriore fattore di penalizzazione. Ogni impresa italiana dedica l'equivalente di 269 ore di lavoro l'anno a adempimenti fiscali, il doppio della Francia, il 60% in più della Spagna, il 30% in più della Germania, 85 ore in più della media dei paesi Ue ed Efta".

"Le Pmi italiane - si legge ancora nel dossier - sostengono per adempimenti fiscali (amministrativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti) un onere annuo di 10 miliardi, quasi il 50 per cento in più della media dei paesi Ue".

I consumi delle famiglie sperimentano oggi una flessione di dimensione mai registrata nel quasi 70 anni di vita della Repubblica italiana, afferma la ricerca Confcommercio-Cer presentata oggi in occasione dell'assemblea dell'organizzazione. 'Consumi, crescita e occupazione picchiano gia' al ribasso da troppo tempo. Tanto che si potrebbe quasi dire: 'c'erano una volta i consumi...'. Cosi' il presidente Confcommercio Carlo Sangalli ha sottolineato in assemblea lo stallo della domanda interna.

Le nostre aziende, ha poi concluso Sangalli, "meritano rispetto, sono stanche dell'elogio di circostanza". Ora tocca a governo e parlamento agire "perche' le imprese da sole non ce la fanno piu'" e "se chiudono le imprese, chiude l'Italia".

Fonte: rassegna.it

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