Di Armando Allegretti

PERUGIA - Da Gennaio 2011 le confezioni di Ru486, meglio conosciuta con il nome di pillola abortiva, richieste dagli ospedali italiani sono state poco più di 4000, con una richiesta maggiore al Nord Italia.

L’Umbria ne conta solo 17, fatto molto strano dato che il cuore verde d’Italia è tra i primi posti per il tasso di abortività. Le polemiche in merito alla somministrazione sono state numerose. Qualcuno aveva trovato inaccettabile il ricovero ospedaliero della donna e puntava sul fatto che si debbano seguire le Indicazioni del Comitato scientifico e non le direttive nazionali.

Un giro di vite è stato fatto in merito all'argomento dalla Giunta regionale che, su proposta della presidente Catiuscia Marini, ha preadottato le Linee guida predisposte del Comitato tecnico scientifico relative al percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) farmacologica.

Il percorso assistenziale previsto dal documento stabilisce i criteri di ammissione e di esclusione all’assunzione della RU486, definisce il protocollo farmacologico e il protocollo di assistenza e contiene specifiche avvertenze per il medico. Le Linee guida prevedono – tra l’altro - l’immediata presa in carico della donna, garantendo dal primo al quattordicesimo giorno di trattamento la continuità assistenziale alla paziente.

Entrando nel merito del percorso assistenziale, per essere ammessi al trattamento occorrono il certificato per IVG rilasciato da un medico e firmato dalla donna, il consenso informato per il trattamento medico, preventivamente redatto nelle lingue più diffuse, una gravidanza in utero con datazione ecografica inferiore o uguale a 49 giorni al momento dell’inizio del trattamento.

Relativamente al Protocollo di assistenza la procedura di IVG farmacologica viene di norma effettuata in regime di ricovero in day hospital; condizioni cliniche particolari o difficoltà logistiche di accesso alla struttura sanitaria possono prevedere il regime di ricovero ordinario.
Per l’IVG farmacologia la presa in carico ospedaliera in regime di day hospital va assicurata dal giorno 1 al giorno 14.

Con la visita ambulatoriale, il medico presso l’ambulatorio ospedaliero o, preferibilmente consultoriale, acquisisce il consenso al trattamento dei dati personali per rispettare il diritto alla privacy; esegue o programma l’ecografia per determinare l’età gestazionale ed escludere una gravidanza extrauterina; informa la donna sulle diverse possibili forme di esecuzione dell’IVG, farmacologica o chirurgica,e, nel caso di scelta dell’IVG farmacologica, verifica i criteri di inclusione e l’assenza di controindicazioni al trattamento farmacologico, consegna ed illustra la nota informativa; richiede emogruppo ed accertamenti di laboratorio (emocromo, glicemia,creatinine mia, transaminasi, assetto emocoagulativo).

I criteri di esclusione sono legati al sospetto di gravidanza extrauterina o di masse annessiali non precedentemente diagnosticate (fibromi uterini sintomatic), alla presenza di IUD in sede, a grave anemia, allergia a uno dei farmaci, porfiria ereditaria, coagulopatie o trattamento in corso con anticoagulanti, trattamento in corso con corticosteroidi o insufficienza surrenale, altre malattie sistemiche gravi, allattamento al seno, crisi epilettiche, malattie cardio e cerebrovascolari, disturbi intestinali in atto.

Sulle linee guida verrà avviata una fase di sperimentazione della durata non superiore a 12 mesi, periodicamente monitorata per verificare la necessità di apportare eventuali modifiche al percorso individuato. Alle aziende è stato dato mandato di monitorare tutta la procedura applicativa prevista dagli allegati per assicurare la piena presa in carico della donna dal giorno primo al quattoridicesimo giorno.

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