Di Armando Allegretti

PERUGIA - Com'è noto, la Fiat chiude lo stabilimento della Irisbus di Valle Ufita nell'avellinese, società dell'Iveco che fabbrica e vende bus urbani, exrtaurbani e pullman turistici.

L'azienda ha giustificato la scelta dicendo che la “grave crisi” che ha colpito il settore ha “drammaticamente ridotto le immatricolazioni”. L'azienda in una nota polemica “si rammarica del fatto che le strumentalizzazioni sviluppatesi su questa vicenda non abbiano nemmeno consentito la verifica della nuova soluzione industriale delineata”. Ma l'azienda ha preso una decisione grave.

E gli operai non ci stanno, ieri erano a Spoleto all'incontro pubblico con massimo Rossi (Fds) e stamattina a Perugia a manifestare a piazza Matteotti davanti al Tribunale. Il portavoce dei manifestanti - ha riferito ad Umbrialeft - che "la scelta di manifestare davanti al tribunale è dovuta al fatto che il caso dei lacoratori, che probabilmente perderanno il posto sta passando in sordina e non ha avuto rilievo, a differenza del processo (che vede coinvolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito n.d.r.) sta diventando una telenovela".

"Ieri - ha continuato - siamo stati a Spoleto e abbiamo saputo che i lavoratori della Pozzi, sono alle dipendenze della stessa Fiat di termoli e che probabilmente anche loro perderanno il posto di lavoro, per questo siamo anche vicino a loro e manifestiamo per loro".

"La nostra - ha concluso - è una situazione particolare ma dobbiamo pensare in modo generale, perchè è inaccettabile che le istituzioni non fanno nulla per i lavoratori che a stento riescono ad arrivare a fine mese, è una situazione inaccettabile".

Intanto la Cisl, in una nota congiunta del segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, e quello nazionale della Fi, Bruno Vitali, fa sapere che la decisione della Fiat di procedere alla chiusura dell`Irisbus di Avellino è «grave» e «inaccettabile»

E il senatore Pd Enzo De Luca, la presidente del gruppo a Palazzo Madama Anna Finocchiaro, i parlamentari campani, giudicano la saracinesca tirata giù dal Lingotto «un atto gravissimo in un territorio già terribilmente colpito dalla crisi». 

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