PERUGIA - "Ecce Homo" e' il soggetto di un quadro che raffigura il Cristo che ormai si avvia verso la fine della sua vicenda terrena. Un Cristo dolente e malinconico, piu' che crudamente drammatico. A pochi giorni dal Venerdi' santo il dipinto, probabilmente datato attorno al 1620 ed attribuito al pittore la cui bottega romana fu frequentata anche da Caravaggio, e' stato presentato a Palazzo Graziani, sede della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia che ne ha finanziato il restauro conservativo nel 2005.

Il dipinto e' conservato nell'Ufficio di gabinetto del rettore dell'Universita' di Perugia. Fino ad ora e' stato poco visto e conosciuto, nonostante il recente restauro. Adesso lo storico dell'arte Francesco Federico Mancini lo ha attribuito a Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino, dalla citta' dove nacque nel 1568.

Il quadro, un ovale di medie dimensioni (che probabilmente all'origine era rettangolare) fu acquistato dal rettore Giuseppe Ermini nel 1963 da un antiquario di Anghiari per 150 mila lire. L'opera non aveva alcuna attribuzione precisa, essendo ricondotta ad un "autore anonimo del sedicesimo secolo". Ed e' un'opera importante, secondo Mancini, anche perche' Cesari, come si apprende dai documenti, dipinse piu' volte il soggetto dell'Ecce Homo, ma questo e' l'unico quadro, per altro molto accurato e di grande qualita' pittorica, che ci e' pervenuto.

Il Cesari fu uno dei maggiori interpreti della cultura figurativa romana del tardo Cinquecento e del primo Seicento. Anzi, come ha sottolineato Mancini, la sua pittura disciplinata e rigorosa ne faceva, in pieno clima di Controriforma, il pittore ufficiale della chiesa romana. Almeno fino ai primi anni del Seicento, prima cioe' che altre correnti pittoriche si affermassero, dal classicismo al barocco, oltre naturalmente all'avvento del Caravaggio. La sua fama e' legata non solo ai grandi cicli pittorici eseguiti a Roma durante il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini, ma anche ai dipinti di formato medio-piccolo commissionati dall'alta societa' romana e dagli aristocratici delle principali corti europee (Praga, Madrid, Parigi).

Divenuto ricco, Cesari acquisto' un palazzo in via del Corso, che fece ristrutturare dal famoso architetto Flaminio Ponzio, ed anche un palazzo ad Arpino.

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