Aria di elezioni politiche, che comunque al massimo ci saranno tra un anno e mezzo ma che è probabile che siano anticipate a giugno o nell’autunno prossimi, e nel Pd umbro si registrano movimenti per posizionarsi in vista della candidature. In più, è possibile che venga convocato il congresso nazionale del partito (Renzi non lo vuole ma la situazione del Pd, se il segretario forzerà per andare al voto senza fare prima il congresso così da decidere solo lui le candidature, potrebbe esplodere) e, prima di questo appuntamento, i congressi provinciali e regionali. Un passaggio congressuale che definirebbe anche gli equilibri per le candidature e nel quale, in Umbria, la corrente di Bocci è decisa a rafforzarsi ulteriormente, imponendo anche un cambiamento nella segreteria regionale del partito. I ‘bocciani’, infatti, non fanno mistero di volere un altro segretario regionale al posto di Giacomo Leonelli e bisognerà vedere se il gruppo dei ‘mariniani-giovani turchi’ vorrà su questo punto andare al braccio di ferro o se preferirà arrivare a un incontro con i ‘bocciani’, sulla scia di un rapporto tra la presidente della Regione, Catiuscia Marini, e il sottosegretario Gianpiero Bocci che, su uno sfondo di conflitto permanente, è fatto anche di accordi tattici. Tra i due politicamente non corre buon sangue da anni, ma sia Bocci che la Marini hanno da sempre consuetudine col potere e, nel suo nome, sanno che quando conviene è meglio un abbraccio - con il coltello sempre pronto sotto il tavolo – che una lotta all’arma bianca in campo aperto.

In tale quadro ci sono da registrare due elementi, che potrebbero avere sviluppi. Il primo è un pasto al Decò di Ponte San Giovanni consumato insieme dal segretario regionale del Pd, Giacomo Leonelli, e dalla deputata Anna Ascani, con la partecipazione di altri 7-8 commensali. Voci di corridoio parlano di un “incontro interessante”. Entrambi renziani, ma solo Leonelli della prima ora (la Ascani nasce lettiana e alle primarie delle politiche del 2013 in Umbria viene appoggiata dai lettiani e da una parte degli allora bersaniani), sono convinti – la Ascani lo ha ribadito più volte – della necessità di un profondo rinnovamento del Pd umbro, con un cambiamento altrettanto profondo del ceto dirigente del partito. Entrambi ambiscono a mobilitare una ‘nuova generazione’ e a rompere lo schema correntizio ‘bocciani’ - ‘mariniani-giovani turchi’. Ascani è diventata renziana di ferro e ben inserita nell’entourage dell’ex sindaco di Firenze (“dove può crescere ancora – si afferma nel partito – se sarà abile nel non sollevare l’invidia delle altre donne dell’inner circle di Renzi”), ma sa bene che, senza irrobustire il suo radicamento territoriale nella regione, rischia di andare fuori strada.

Anche perché va bene essere renziani, ma il futuro prossimo di Renzi è tutto da vedere e la Ascani non è tipo da voler cadere di botto dalle stelle alle stalle. Leonelli, da parte sua, vorrebbe restare segretario regionale, ma se l’operazione non dovesse riuscire – o rappresentasse un compromesso troppo al ribasso, tale da pregiudicare il suo futuro politico – vuole restare in campo e organizzato, così da salire sul treno per Montecitorio alla prima occasione utile. Tantopiù che, in chiave congressuale, Leonelli sente con chiarezza l’avversione dei ‘bocciani’ e ha qualche dubbio sulla forza dell’appoggio della Marini. Non solo, ma anche tra i renziani duri e puri qualche opposizione a Leonelli si manifesta, tanto che sarebbero state avanzate critiche dure nei suoi confronti nel corso di un incontro, organizzato da un noto imprenditore del territorio, con la partecipazione di una decina tra giovani assessori e altrettanto giovani consiglieri comunali dell’area di Perugia-Corciano-Lago Trasimeno. Leonelli, fiutata l’aria, ha alzato il prezzo, affermando in una conferenza stampa, in sostanza, che lui a fare la mortadella presa in mezzo nel panino delle due correnti non ci sta e che la sua ricandidatura a segretario regionale è legata in pratica a un programma di radicale rinnovamento non correntizio del Pd umbro. Che, alle orecchie dei Giovani turchi-mariniani e dei bocciani, è come bestemmiare in chiesa.

Insomma, in quel pasto consumato al Decò tra Leonelli, Ascani e un manipolo di fedelissimi si sarebbe parlato di strategie per il futuro prossimo, di mosse e di ‘coperture’ romane.

L’altro elemento da considerare è la partecipazione di 26 esponenti umbri del Pd, tra cui l’ex segretario regionale Lamberto Bottini e l’ex sindaco di Perugia Renato Locchi, alla manifestazione di Roma in cui D’Alema ha affermato, tra l’altro, che se Renzi vorrà andare al voto senza fare il congresso è lui che di fatto fa la scissione e che a quel punto potrebbe nascere un nuovo partito della sinistra che, sempre secondo D’Alema, alla luce di alcuni sondaggi fatti effettuare potrebbe contare sul 10% dei voti.

In più, anche in Umbria c’è da tenere presente la crescita del movimento che appoggia la candidatura del presidente della Toscana, Enrico Rossi, a segretario nazionale del partito. Rossi che ha affermato non essere né opportuno, né corretto andare al voto il più presto possibile senza fare prima il congresso, saldando così la sua posizione con quella del presidente della Puglia, Michele Emiliano. Sempre sabato e sempre a Roma, dopo la manifestazione dei ‘riservisti’ in cui ha parlato D’Alema, i principali esponenti della corrente di Rossi (che secondo alcuni sondaggi è già accreditato del 35% dei consensi in eventuali primarie per la segreteria nazionale) si sono riuniti e si sono dati un’organizzazione capillare su tutto il territorio nazionale, compresa ovviamente l’Umbria.

Insomma, la confusione è tanta sotto il cielo del Pd e c’è da vedere anche se la corrente finora di maggioranza, quella dei ‘mariniani-giovani tuchi’, resterà unita. Non a pochi, infatti, non piace l’oltranzismo di Matteo Orfini (presidente nazionale del Pd e autorevole sponente dei ‘Giovani turchi’ insieme al ministro Orlando) a favore di Renzi, tanto che il grifagno Orfini è stato caustico con Emiliano affermando che “spero che da magistrato conosca le leggi meglio di quanto non conosca lo statuto del partito”.

“Dopotutto abbiamo perso le amministrative e il segretario ci ha portato contro il muro del referendum senza avere un piano B in caso di sconfitta - afferma uno dei parlamentari Pd eletti in Umbria – Adesso non si può correre al voto dopo aver dato vita recentissimamente al governo Gentiloni, che fino a prova contraria è un esponente del Pd. E andare al voto nel nome di una voglia di rivincita di Renzi, timoroso che il tempo giochi a suo sfavore e lo metta fuori gioco. Rischiamo che gli italiani non ci capiscano e che ci arrivi la terza, sonora sconfitta. Che per il Pd potrebbe segnare anche l’esplosione e la fine del partito”.

 

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