Di Ciuenlai - Scrivo, inascoltato da 15 anni, sugli effetti   negativi e sulle conseguenze politiche della scelta della ex sinistra di costruire un sistema di governo (o se volete di potere) incentrato sul consenso personale basato sugli interessi individuali e non su quello collettivo basato su un progetto di società. Gli effetti giudiziari sono solo l’esito finale e, direi,  inevitabile, di una gestione insensibile a qualsiasi tipo di segnale esterno e interno.

Prima dei giudici, erano, infatti,  intervenuti gli elettori. Ed erano intervenuti pesantemente. Il centrosinistra (questa brutta parola, questa invenzione elettoralistica, che ha, nel tempo,  mischiato brodo e acini e che è l’origine di tutti i guai, perché ha fatto perdere anche quel poco di identità e di valori ideali che erano rimasti alla sinistra dopo la fine del Pci e del Psi) negli ultimi 15 anni ha perso il una cifra vicino al 40% dei voti. Aveva il 65% nel 2004 e ha preso il 28% nel 2018.

In tutto questo tempo non c’è stato uno straccio di riflessione, un dibattito, un tentativo di cambiamento,  che dico, nemmeno un semplice sussulto, un semplice Oibò, pronunciato sottovoce e senza la presenza di scomodi testimoni. Nulla! Non c’è stato nulla .Ma per loro non ce n’era bisogno.  L’importante era dare le carte, arraffare e spartirsi potere, posti e incarichi, anche se i mazzi erano sempre più piccoli e pieni di 2 e di 4 .

Nemmeno la perdita dei due capoluoghi e di tanti importanti  comuni, li ha distratti. Non c’erano più una miriade di assessorati e i vantaggi che ne conseguono, da spartirsi , ma loro non si sono fermati  e hanno continuato con quello che passava il convento . E allora gli incarichi di partito, invece di essere scansati, sono assuti al rango di merce preziosa. E’ diventata una disputa che, in Umbria,  non si è chiusa con le primarie. E’ addirittura continuata anche in queste ore. Di fronte alla dramma di un partito decapitato , privato dei suoi vertici e di mezza Giunta Regionale , Presidente compresa, l’On Anna Ascani è riuscita a dare vita ad una”mission”, che, per le circostanze, sembrava” impossibile”;   protestare per la nomina di Verini a commissario. La sala da pranzo brucia e lei reclama il posto da capotavola, di un tavolo ridotto in cenere e senza sedie. 

Ed è questo piccolo episodio che la dice lunga sugli effetti nefasti della famosa “contaminazione” . Ma non deve meravigliare. vista la configurazione di questa sigla, è normale, direi fisiologico,  che Il Pd si sia riempito di personaggi di tendenza  dorotea, che non hanno nulla a che vedere con la storia e i valori della sinistra in questa regione  e  che essi siano diventati egemonici dal punto di vista culturale. Il capolavoro renziano (e oggi perpetrato da Calenda) dell’Opa sul fortino dell’ex nemico è stata la logica “soluzione finale” di questa storia politica.

Era naturale che i veri dorotei avessero la meglio sui “dorotei arfatti”, come direbbero a Perugia e che portassero la nave a fare la fine del TItanic. Perché i passeggeri, i dorotei,  li avevano conosciuti come avversari , mentre ora si pretendeva di imporli come dirigenti. E così una frotta di elettori sono restati a casa o hanno cambiato aria scegliendo,altri. Lo hanno fatto seguendo una “direttiva di partito”. 

La  logica perversa imposta dal “doroteismo dominante”dello scegliere il meno peggio “Se no arriva la boba”. Una logica  che continua ancora oggi (Attento che fai vincere i fascisti , fai il voto utile non disperderl o ecc, ( a prescindere dai contenuti e dai valori) .  Solo che, ahi loro,  il meno peggio, nell’immaginario collettivo di un grande pezzo di elettorato di sinistra,  non è più il Pd.

Leggo in questi giorni appelli accorati quanto inutili , ad evitare che si faccia di tutta l’erba un fascio, a ricordare che ci sono migliaia e migliaia di persone che , in buona fede, si battono per antichi valori, oggi dimenticati o messi sotto i piedi.  Tutto vero. Ma sono appelli che riportano all’inerzia, alla effimera convinzione che buttando dalla torre qualche “mela marcia” si può ricominciare. Appelli che in questi ultimi anni abbiamo sentito decine di volte e che, come si vede, non hanno prodotto effetti.

Sono appelli di paura, principalmente di un ceto politico spaventato dagli eventi e che teme per la propria sorte.  Ma sono appelli anche di tante brave persone, che pensano di difendere  qualcosa che non c’è più. Qualcosa che chiamavamo partito, il  famoso “intellettuale collettivo”. Quello dove se ti scappava un io ti cacciavano a pedate.

Ma  se non si rimuove alla radice l’errore di partenza, se non si cambia, a sinistra, il giudizio sul Pd, se si continua  a pensare a questa sigla, non come un errore strategico ma  come il perno centrale delle coalizioni e del futuro,  il declino continuerà fino a giungere all’inevitabile estinzione. Ed è possibile che finisca così, perché ricominciare, oltre che comportare tanta fatica,  prevede tempi un po’ più lunghi di qualche elezione e la messa in conto di un periodo di sconfitte e di  minoranza.

Ma in un tessuto impregnato dall’ideologia del vincere per vincere “a prescindere”, che ha sostituito il concetto di alternativa tra diversi mondi possibili,  con quello di alternanza tra uguali,  che accatta su tutto quello che capita, pur di rimediare qualche voto, che addirittura  esulta e si vanta di aver costruito liste che vanno dalla destra di Calenda agli ex comunisti (le liste della confusione e dell’opportunismo  totale), produrre “qualcosa di  sinistra” resta un miraggio, sia in  Umbria che in Italia. E ho tanta paura che tornando al 68, i fatti di questi giorni, possano essere in linea con lo slogan di quei giorni “Ce n’est  qu’un debut, continuons le ,,,,,,,,”.

P.S. –Fanno un po’ tenerezza quei candidati di centrosinistra che vanno in giro a dire che loro sono un’altra cosa e che con quel Pd non c’entrano nulla. E con quale Pd c ‘entrano visto che ce n’è uno solo e  la lista dei democratici sarà il loro principale punto di appoggio? E se non c’entrano davvero,  rinuncino ad avere quella lista apparentata. Se no si assumano le loro responsabilità, difendano la scelta e non sputino sul piatto in cui mangiano.

PS.2 – E’ vero tutto questo porta alla consegna dell’Umbria alla destra Salviniana. Ma per evitarlo occorre avere gli strumenti per batterlo. E oggi non ci sono. in questo momento la priorità assoluta, per la  sinistra, è ricostruirli, partendo dai valori e dagli ideali che l’hanno contraddistinta . Senza questi si possono fare tutte le coalizioni larghe possibili, si possono imbarcare liberali, berlusconiani ex destri ma sarà ugualmente sconfitta. Perché praticare l’alternanza ti può salvare dalla Lega ma non dall’egemonia del pensiero unico dominante.

Condividi