di Fabio Luppino

Quando scende in piazza la Fiom ci sono sempre moltissimi giovani. Così sarà anche sabato prossimo a Roma per la grande manifestazione promossa dal sindacato di Landini e che si concluderà in piazza San Giovanni in tarda mattinata. “I lavoratori in questi anni sono stati lasciati soli, sono state fatte leggi contro di loro. Noi chiederemo il rispetto della Costituzione”, dice Maurizio Landini, segretario della Fiom.

In piazza ora perché?
Perché non possiamo più aspettare e c’è urgenza di chiedere un cambiamento delle politiche economiche e sociali e arrestare l’attacco ai diritti dei lavoratori. La democrazia è a rischio perché è a rischio la tenuta sociale.

L’ultimo appuntamento politico in piazza San Giovanni a Roma ha visto per protagonista Grillo e il suo movimento in chiusura della campagna elettorale. Adesso voi?
Non ho paura di chi democraticamente riempie le piazze. A me fa molto più paura quando si riempiono le piazze contro la democrazia come è successo a Brescia la scorsa settimana con Berlusconi. Chi manifesta e chiede il cambiamento rende più viva la democrazia. Più volte i metalmeccanici hanno riempito quella piazza il 16 ottobre e il 9 marzo per dare segnali forti sul lavoro. Vedo ora la stessa esigenza.

Che cosa chiederete?
Sarà una piazza di proposta. Per creare nuovi posti di lavoro bisogna riprendere gli investimenti, allentare i vincoli europei, combattere l’evasione fiscale, far rientrare i capitali, bloccare i licenziamenti, contratti di solidarietà. E poi deve essere estesa la cassaintegrazione a chi non ce l’ha. Noi diremo, in un momento in cui i diritti sono a rischio, che la Costituzione deve essere realizzata: diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto alla conoscenza. Chiediamo anche che si lanci una lotta contro la criminalità organizzata che sta occupando pezzi interi dell’economia reale. Non ci saranno solo i metalmeccanici. Ci saranno tutte quelle categorie e forze che vogliono costruire un progetto sociale di cambiamento. I giovani, i precari, associazioni che non accettano la soluzione politica che è stata trovata per gestire il Paese. Due terzi dell’Italia ha chiesto il cambiamento e oggi si ritrova ancora al governo Berlusconi, una cosa inconcepibile.

Non vi aspettate nulla dal governo Letta, quindi?
Non è la soluzione che ci voleva e che chiedeva il Paese. Non saranno in grado di produrre il cambiamento che serve per rimettere in cammino l’Italia. Chiediamo che si faccia velocemente una nuova legge elettorale e mettere in condizione gli italiani di produrre il cambiamento che è necessario.

Se non cambia il quadro è meglio tornare alle urne?
Sì, perché mi chiedo come possa fare questo governo a produrre cambi di rotta decisivi. Per ora abbiamo visto attacchi alla giustizia e non è con l’Imu che si cambia il quadro. Qui bisogna cancellare le leggi che sono state fatte, bisogna rimettere mano alla riforma delle pensioni, combattere l’evasione fiscale. Avere un’idea di sviluppo diverso e non credo proprio sia nelle corde di questo governo.

Tutti lo dicono, l’urgenza è il lavoro. Ma non basta trovare i soldi, ci vuole una strategia vera…
In Italia da anni non c’è una politica industriale, niente per siderurgia, telecomunicazioni, componentistica per citarne solo alcuni. Servono piani nazionali per siderurgia, energie rinnovabili, un piano dei trasporti e della mobilità. Per creare occupazione bisogna dire basta alle grandi opere, dalla Tav al Ponte sullo Stretto. Ci voglioni investimenti per la manutenzione del territorio. Bisogna rimettere a posto ospedali, scuole.

Il Pd dice di mettere al centro il lavoro. Voi vi siete battuti per i diritti e per i posti di lavoro, la vicenda Fiat è emblematica. Avete sentito in quella circostanza il sostegno del Pd?
Il Pd ci ha lasciati soli. Il Pd non ha cancellato l’articolo 8, addirittura ha contribuito alla modifica dell’articolo 18 che ora serve solo a fare i licenziamenti. Ha votato quelle leggi e non ha fatto nulla per cancellare quelle adottate da Berlusconi.

Cosa si deve fare?
Rimettere al centro il lavoro significa affermare l’idea di un lavoro con diritti certi. Chiediamo quindi una legge sulla rappresentanza che consenta ai lavoratori di essere cittadini anche nelle fabbriche, che si cancelli l’articolo 8 che permette alle imprese di uscire dai contratti e dalle leggi. Va superata la pratica degli accordi separati. Va estesa la democrazia. Va riunificato tutto ciò che oggi è diviso.

Cosa si aspetta da Epifani segretario del Pd?
Non mi aspetto nulla. Bisogna vedere se il Pd sarà capace di trovare un filo politico.

Ma un ex sindacalista, l’ex segretario della Cgil non garantisce di più i lavoratori?
Non è un problema di persone. Il problema è se il lavoro e la sinistra torneranno ad essere rappresentati anche in quel partito. Io di tessere in tasca ne ho due: quella della Cgil e quella dell’Anpi. Non partecipo alla vita di questo o di quel partito. Dico solo che in Italia c’è bisogno di una forte politica capace di rappresentare il lavoro. La crisi della sinistra nasce proprio da questo punto: non sono stati capaci di rappresentare il lavoro.

In primis dal Pd?
Ha accettato la modifica dell’articolo 18, non si è opposto all’articolo 8. Se la maggioranza dei lavoratori dipendenti ha votato altri o non ha votato una ragione ci sarà.

Fonte: globalist.it

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