Di Armando Allegretti

PERUGIA - Il Tribunale del riesame dell'Aquila ha respinto l'istanza di scarcerazione di Salvatore Parolisi. Il caporalmaggiore dell'esercito era stato arrestato il 20 luglio scorso perchè ritenuto l'assassino della giovane moglie Melania Rea, scomparsa il 18 aprile da Folignano (AP), dove vivevano, e trovata morta, con 32 coltellate, il 20 aprile in un boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (TE).

Umbrialeft vi svela i particolari della vicenda e le motivazioni che hanno spinto i giudici a decidere di respingere la richiesta di scarcerazione.

Il tribunale dell'Aquila riunitosi in consiglio cha comunicato nell'ordinanza che "il ricorso non merita accoglimento" in quanto "in ordine alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, si deve rilevare come gli stessi emergano con chiarezza dagli atti processuali: ricordiamo - continuano i giudici - ovviamente al riguardo come nella fase attuale il criterio di valutazione degli elementi emersi sia quello noto all'art. 533 c.p.p. (colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio), ma quello di cui all'art. 273 c.p.p. relativo alla elevata probabilità di responsabilità".

I giudici nelle pagine dell'ordinanza rilevano: "seppur manchi prova diretta che comprovi la responsabilità dell'indagato, dall'insieme degli elementi emersi nelle indagini preliminari, emerge un quadro che indica necessariamente il Parolisi come autore dell'omicidio della moglie". In primo luogo: la versione data dallo stesso - ribadiscono i giudici - in relazione ai movimenti suoi e della Carmela Rea per la giornata del 18 aprile 2011 si è rivelata smentita dalle indagini". (ricordiamo infatti che l'imputato aveva dichiarato che la moglie si er allontanata per andare al bagno n.d.r) Versione smentita anche da altre persone presenti in zona che hanno dichiarato di non aver visto nessuno nella zona indicata dall'imputato.

La smentita è arrivata anche da alcune immagini acquisite che riproducevano la zona dove Parolisi avrebbe dichiarato di trovarsi con la sua macchina, ma i rilievi hanno dimostrato che non v'era traccia alcuna di macchina e di imputato nella stradina che l'uomo avrebbe indicato come luoi in cui la moglie si era diretta.

La perplessità della difesa

Gli avvocati di Salvatore Parolisi hanno fatto sapere però che faranno ricorso alla Corte di cassazione. Nicodemo Gentile che, assieme al collega Valter Biscotti, difende il caporalmaggiore dell'Esercito ha detto: «Sapevamo che la nostra sarebbe stata una battaglia difficile. Faremo ricorso alla Corte di Cassazione confidando nell'accoglimento delle nostre richieste». A tal proposito, come riferito ad Umbrialeft, la difesa ha manifestato perplessità sulla validità del mezzo utilizzato per le fotografie, non avendo potuto verificare le condizioni del cellulare del testimone presente che scatto tali foto, essendo l'apparecchiatura rotta, ma al riguardo si deve rilevare come le foto vennero immediatamente scaricate su Facebook".

Ed è qui che emerge una falsità delle dichiarazioni dell'indagato, evidentemente volte ad assicurare l'alibi.

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